Borotalco

Borotalco è stato tutto per me. Dovevo dimostrare di essere un attore e un regista, rinunciando ai miei personaggi. Senza più parrucche, gestualità e voci strane. C’era bisogno di una storia forte e l’ho trovata: la mia carriera è partita da lì“. Con queste parole Carlo Verdone ripercorre la genesi del film che nonostante i suoi 40 anni (uscì nelle sale proprio il 22 Gennaio 1982) splende come una giovane stella della commedia italiana.

Probabilmente un’intera generazione si è specchiata in questo film e proprio Carlo Verdone lo conferma: “Perché coglieva lo spirito di quel periodo, il suo candore, con personaggi buoni, ingenui. Venivamo da un periodo di forti tensioni, di scontri ogni sabato, di attentati terroristici, culminati nell’assassinio di Aldo Moro. C’era voglia di tornare a sorridere“.

Dedicato a Lucio Dalla

Lucio Dalla era il “protagonista invisibile” del film. Sia con la sua colonna sonora (per le musiche di Borotalco insieme agli Stadio vinse un David di Donatello e un Nastro d’Argento), sia per il concerto a cui Nadia, interpretata da Eleonora Giorgi, doveva assolutamente prendere parte. Sergio per conquistare Nadia si inventa addirittura di essere un grande amico di Dalla.

Eppure proprio Lucio Dalla era scettico sulla riuscita del film come raccontato dallo stesso Carlo Verdone: “Poi iniziò a vedere la gente ridere, a capire che il film era un omaggio a lui e alla fine vi fu un grande applauso e tutti lo andarono a salutare e fargli i complimenti. La mattina dopo mi chiamò e mi disse: “Ti perdono, hai fatto un grande film”. Poi siamo diventati amici“.

Mario Brega e Carlo Verdone nella “scena delle olive”

Film generazionale

Borotalco incarnava uno stile, un modo di essere collettivo, generazionale e insieme universale. Le grandi balle di  Manuel Fantoni, o per meglio dire di Cesare Cuticchia, o meglio ancora di Angelo Infanti, sono rimaste attaccate come seconda pelle .

Il monologo inventato che ha per chiave di volta il cargo battente bandiera liberiana, i sospetti sull’identità sessuale di John Wayne e tutte le altre matte derive sono memorabili. Carlo Verdone entrò pian piano nel cinema adulto staccandosi dalle gag di “Non Stop“, conservando quello sguardo puro e da adolescente che sa cogliere ogni piccolo aspetto e farne qualcosa con cui il pubblico si identifica in modo pieno e incondizionato.

Borotalco rimane un miracolo in cui tutto ha uno splendido equilibrio. Non c’è momento che non venga voglia di rivedere, perché magari ci riconsegna luoghi scomparsi o abitudini o mestieri  spariti nel nulla. Basti pensare al venditore porta a porta dei “Colossi della Musica”, rappresentato dal Sergio Benvenuti di Verdone e dalla Nadia Vandelli della Giorgi o la piccola bottega del suocero Mario Brega. Era il 22 gennaio del 1982: Borotalco ci fece ridere ma ora è diventato adulto, è diventato qualcosa che resterà per sempre nel nostro immaginario e nella nostra cultura.