Domenico Sputo, lo pseudonimo di Lucio Dalla (foto ilfattoquotidiano)
Domenico Sputo, lo pseudonimo di Lucio Dalla (foto ilfattoquotidiano)

Il primo marzo di dieci anni fa lasciò questa vita il Comm. Domenico Sputo, esimio bolognese che in vita narrò in maniera mirabile storie e genti. Soggiornò a lungo in Via D’Azeglio 15 e la sua casa fu aperta a tanti.

Adorava condividere le ore in compagnia di vecchi e nuovi amici. Per tutti aveva una parola e un consiglio, d’altronde non si diventa commendatore per puro caso.

Sputo era un appassionato suonatore di clarinetto ma non disdegnava sassofono e pianoforte. Le sue conoscenze, la profonda empatia con altri musicisti lo spinse a collaborare con tanti, soprattutto con suoi concittadini, al punto che il suo nome compare in una buona quantità di dischi di vario genere e di diversa notorietà.

Suonò nei primi lavori di Luca Carboni. In particolare il suo sassofono riusonò in “Intanto Dustin Hoffman Non Sbaglia Un Film“, in quelli di uno dei suoi pupilli, Samuele Bersani. Collaborò con Stadio e Ron e regalò un gioiello finanche al misconosciuto Stefano Ligi e alla meteora da Tre Parole Valeria Rossi.

Il famoso citofono di casa Dalla (foto La Repubblica)
Il famoso citofono di casa Dalla (foto Carlo Gubitosa)

La dedica del suo più grande ammiratore

Mille altre volte prestò il suo talento, senza riconoscimento alcuno, anche solo con una parola di supporto o un consiglio.

In particolare a beneficiarne fu il concittadino Lucio Dalla, che senza il supporto del buon Domenico, difficilmente avrebbe composto i suoi capolavori, al punto che arrivò dedicargli una canzone nel 2001.

Manca a tanti, oggi il commendatore. Manca il suo raccontare la vita e i suoi miracoli e chissà che avrebbe detto di come si è sconvolta la nostra quotidianità. Manca la sua risata, la sua barba e i suoi occhiali. Mancano il suo clarinetto e il suo Sax, le sue passeggiate in centro, in Piazza Grande, la sua arguzia.

Se vi dovesse capitare di passare per Bologna chiedete alla gente del posto dove trovare casa sua, tutti sanno dov’è, e una volta li bussate, su quel citofono, all’altezza della targhetta col suo nome. Risuonerà per voi nell’aria una magia, la stessa dei suoi capolavori, e rimarrà per sempre nel vostro cuore.

E la luna, in silenzio, ora si avvicina
Con un mucchio di stelle cade per strada
Luna che cammina, luna di città
Poi passa un cane che sente qualcosa, li guarda, abbaia e se ne va