Di cosa ha bisogno il Cosenza sul mercato per risollevare la propria classifica? Innanzitutto dotarsi di un’organizzazione degna della categoria e dei palcoscenici che calca da ormai ben 5 anni. Di un progetto e di una programmazione a lungo termine che gli permetterebbe di non dover attendere puntualmente la sessione di calciomercato come una manna dal cielo. I benefici che il club rossoblù trarrebbe da una gestione non necessariamente edificante quanto almeno ordinaria sarebbero tanti, ma così tanti da lasciare a bocca aperta anche i diretti interessati. Ma chest’è! Rimane utopico ormai credere in una improvvisa redenzione.
Si torni per cui all’aspetto prettamente tecnico della questione. Il nuovo guardiano della porta rossoblù pare sia stato individuato nella figura di Alessandro Micai, provenienza Salernitana. Portiere di esperienza, proverà a far dimenticare le incertezze di Matošević e Marson. All’ultimo ad onor del vero vanno comunque ascritti dei meriti. Non fosse stato per le sue doti ipnotiche sfoggiate su Brunori, ad oggi Viali, in 8 gare sulla panchina dei lupi, sarebbe ancora a secco di vittorie.

Le dolenti note proseguono con i restanti reparti. Sull’out di sinistra, laddove Panico e Gozzi non hanno convinto affatto, mentre La Vardera, profilo sicuramente promettente, necessita di un percorso di maturazione, urgono uno se non due elementi. A destra Rispoli e Martino, riportato nel ruolo originario, potrebbero anche bastare. Lì nel mezzo un difensore dai piedi buoni, in grado di impostare la manovra dal basso con autorità e sicurezza, sarebbe cosa gradita.
COSENZA A CACCIA DI UN’ALTERNATIVA A CALO’
A centrocampo le precarie condizioni di Calò impongono al ds Gemmi di trovare un’alternativa valida. Quando l’ex Benevento non è disponibile – tante, troppe volte – la squadra non gira affatto. Cercasi anche interditore con il giusto passo che morda le caviglie degli avversari. Tutto ciò che a Voca è riuscito poco o nulla. Ci sarebbe spazio poi per una mezzala capace di inserirsi in maniera letale in area di rigore. Lo ha fatto a sprazzi Brescianini, poi inspiegabilmente ha deciso di smettere.

Dulcis in fundo il reparto offensivo, che andrebbe rivoltato come un calzino vista la penuria di occasioni create e reti realizzate. Si parta comunque da una considerazione. La carta d’identità di Larrivey dice che va per i 39. Chiaro a tutti che il minutaggio impostogli finora va oltre le umane capacità. Si faccia sbarcare a Cosenza un 9 meno datato per far rifiatare El Bati. Seguito magari da altri 10 e altri 11. Tutto fumo e niente arrosto quelli visti fin qui.