Bisoli e la squadra esultano a fine gara (foto Farina)
Bisoli e la squadra esultano a fine gara (foto Farina)

A vedere il Cosenza stroncare le ambizioni da primato del Benevento viene un po’ da mangiarsi le mani. Per quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Per quello che si era intravisto nella prima parte di stagione e poi, per motivi ai più ignoti, si è smarrito.

Nulla di trascendentale, per carità. Quella di Bisoli, e di ei fu Zaffaronicon Occhiuzzi non è stata né carne, né pesce – è una squadra che non strappa l’occhio agli esteti del calcio. (È uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo). Quando ha voglia e la condizione atletica lo consente, getta il cuore oltre l’ostacolo e porta a casa il risultato. Se, comandata a bacchetta e, controllata a vista, mantiene alto, altissimo, il livello della concentrazione, può dare fastidio anche alle compagini più forti.

Il colpo di testa di Camporese batte Paleari (foto Farina)
Il colpo di testa di Camporese batte Paleari (foto Farina)

Il Cosenza questo è: nulla a pretendere, nulla da pretendere. L’accettazione dei propri limiti è il primo passo per iniziare ad assumere un atteggiamento meno remissivo, ma propositivo quanto basta. Cosenza – Monza deve aver insegnato qualcosa. In molti, all’annuncio delle formazioni, ieri hanno esclamato: è il miglior undici possibile! Vero, la scelta effettivamente si è rivelata azzeccata. Non solo quella dei singoli, quanto soprattutto l’approccio con cui si è affrontata la gara.

La classe rossoblù non ha grandi mezzi. Oltretutto agli alunni non è stato dato il tempo di conoscersi e fare gruppo. C’è bisogno di un bravo insegnante, messo a lavorare in condizioni difficili: seduto su una sedia perennemente scricchiolante, di fronte ad una scrivania instabile. Gli educatori chiamati ad operare a Cosenza hanno il compito di forgiare il carattere, non di plasmare menti. Di fare tutto e in fretta, tempo non ce n’è e non ce ne sarà. (Più che una scuola è una naja). Lungimiranza e progettazione non sono argomenti all’ordine del giorno.

Se il maestro è bravo ad inculcare questi dettami, ad indottrinare gli studenti a svolgere il compito senza distrazioni allora la squadra, con società, città e tifoseria annesse, si salverà. Altrimenti verrà rimandata ad agosto puntando tutte le fiches sulle sventure altrui. Attendendole, spasmodicamente, come manna del cielo e nel frattempo sprecando tempo prezioso. Partendo in ritardo, ancora una volta. Meglio evitarlo, che dite?