Spesso il calcio, come un buon libro, intreccia destini, sogni, speranze. Anche questa spasmodica attesa viene vissuta in modo diverso in casa Chievo e in casa Cosenza. I mussi volanti ostentano ottimismo e sicurezza, vivendo in una situazione di apparente normalità.

Sul sito ufficiale del ChievoVerona campeggiano le immagini ed il video della prima amichevole disputata con la Virtus Verona nel ritiro di Pieve di Cadore: 1-1 il risultato finale per la cronaca. La maggior parte dei titolari si sarebbe rifiutata di scendere in campo. Se così fosse la direbbe lunga su quanto sia surreale questo ritiro. Basta leggere le motivazioni della sentenza della Covisoc per capire come la situazione dei clivensi sia davvero grave. L’unico appiglio al quale aggrapparsi è il ricorso ad una clemenza delle regole statali in termini di cartelle e fisco rispetto alle norme federali più stringenti.

Un momento della gara amichevole tra Chievo e Virtus Verona (foto ChievoVerona.it)

Ma della stessa clemenza forse il Chievo ha già abusato. Le cartelle e i debiti sono sempre gli stessi. Si rifanno al quadriennio 2014-2018 con rateizzazioni concesse, non osservate e quindi decadute per come previsto anche dall’ordinamento statale.

A Cosenza invece l’attesa della riammissione in serie B sta per ora celando una situazione paradossale. Aumenta la consapevolezza che un’eventuale decisione favorevole al Chievo sarebbe un precedente pericoloso giustificabile solo da una volontà politica più che giuridica. Dal fischio finale di Pordenone – Cosenza però nulla è successo. Nulla si è mosso, a parte una contestazione della tifoseria strisciante, civile, alla quale il presidente Guarascio non ha mai dato risposte alimentando rabbia e dubbi oltre ogni misura.

COSENZA NON MERITA UN PROGETTO “IN LINEA CON LA PANDEMIA”

Man mano che le chances di disputare il quarto campionato cadetto consecutivo aumentano, l’attesa dovrà finire. La tifoseria intera attende un DS, uno staff, un allenatore e una visione progettuale della prossima stagione calcistica senza concedere nessun altro alibi alla tanta invocata buona sorte del patron. La città di Cosenza, al di là della gioia di una ritrovata ed inattesa serie B, non merita un progetto calcistico “in linea con la pandemia“. Bensì in linea con le grandi potenzialità di una piazza che vuole tornare a sognare e a vivere di calcio e non a sopravvivere fra attese, silenzi e disillusioni continue. Da oggi ne sapremo di più, e l’attesa non potrà più essere un alibi.