Il lasso temporale trascorso tra un trionfo e l’altro dell’Italia si è ridotto. L’eccezione è rappresentata dalle vittorie ravvicinate ai Mondiali del 1934 e del 1938. Appartenenti però ad un’altra epoca e nemmeno lontanamente paragonabili a quelle dei giorni nostri, non fosse altro per una questione di contesto storico. In questo caso la Nazionale ha impiegato molto meno a regalare una gioia al suo popolo rispetto al passato.

Tra la vittoria iridata a Germania 2006, quella del “cielo azzurro su Berlino” e il secondo titolo europeo conquistato domenica scorsa nella prestigiosa cornice di Wembley sono passati “solo” quindici anni. La nuova generazione di tifosi azzurri può ritenersi relativamente fortunata. Soprattutto se si considera che la precedente dovette attendere ventiquattro lunghi anni prima di riversarsi in strada con trombette, sciarpe, bandiere e tricolore pittato sul volto. Saranno quindi in tanti a raccontare a figli e nipoti di aver assistito con commozione sia alle celebrazioni del Circo Massimo che al contestato tour del pullman scoperto di lunedì.

La Nazionale di Mancini sommersa dall'abbraccio della folla festante
La Nazionale di Mancini sommersa dall’abbraccio della folla festante

11 LUGLIO: UNA DATA FORTUNATA PER L’ITALIA

Quel “campioni del mondo” urlato tre volte con fierezza da Nando Martellini nell’afosa serata madrilena dell’11 luglio 1982 è rimasto a lungo nei ricordi di tanti come un qualcosa di lontano e a tratti irripetibile. Curiosità: è la stessa data di questo 2021 in cui Fabio Caressa da una parte e Stefano Bizzotto dall’altra gridavano “campioni d’Europa” dalle rispettive emittenti. Chi è alla soglia degli ‘anta‘ non ha avuto la fortuna di conservare nel cassetto della memoria le gesta di Zoff, Tardelli, Rossi & co. Se non con i racconti di chi c’era o con le videocassette viste e riviste fino allo sfinimento grazie ad un videoregistratore bollente che ha dovuto fare gli straordinari.

E quindi: 24 anni tra il terzo e il quarto titolo iridato. In mezzo una serie di delusioni, di sogni infranti a pochi metri dal traguardo. L’errore dal dischetto di Roberto Baggio a USA ’94 fa il paio con il maledetto diagonale vincente di Wiltord in pieno tempo di recupero e il golden gol di Trezeguet che vanificarono il tap in di Delvecchio nell’atto conclusivo di Euro 2000.

Molte invece le disfatte collezionate dall’Italia in questi “ultimi” quindici anni di attesa. Poche occasioni per illuderci, se non la finale di Varsavia nei Campionati Europei del 2012. Ma la Nazionale di Cesare Prandelli arrivò a giocarsi il titolo con la Spagna stanca e debilitata. Risultato: non riuscì a lottare alla pari con gli iberici cedendo quasi subito l’onore delle armi.