La puntualità delle crisi stagionali in casa Cosenza è svizzera. Nel 2021/2022 inizia a manifestarsi nel mese del novembre. Trova il suo apice il 6 dicembre con l’esonero dell’ei fu primo allenatore stagionale Marco Zaffaroni all’indomani della sconfitta interna con la Cremonese.
All’attuale tecnico della Feralpisalò non bastò riprendere la rotta dopo un inizio traballante dovuto ad una campagna acquisti partita in ritardo causa riammissione in B. Tant’è che la media punti dei suoi successori Occhiuzzi e Bisoli fu bene o male la stessa. Nel 2022/2023 a lasciarci le penne, a fine ottobre, in leggero anticipo rispetto ai tempi ma perché fu il campionato a partire prima, è Davide Dionigi.
È presto dire che la storia non si ripeterà nell’attuale stagione. La speranza, per le sorti della squadra rossoblù, è che non si debba ricorrere ad almeno un esonero all’anno. Di certo Fabio Caserta, la cui posizione è diventata traballante all’indomani della sconfitta casalinga con la Ternana, che non vinceva lontano dal Liberati da 14 mesi, ma soprattutto di quella nel derby, non dovrebbe fare le valigie nell’immediato.
Tutto lascia credere che abbia ancora delle chances da giocarsi per salvare la panchina. A partire dalla sfida di sabato prossimo del “Tombolato“. Avversario il lanciatissimo Cittadella, trascinato a suon di gol dall’ex Luca Pandolfi e reduce da 4 vittorie consecutive.

I SECONDI TEMPI DEL COSENZA: CROLLO FISICO O MENTALE?
La riflessione da fare in conclusione vuole essere più profonda dell’elencazione di meri dati statistici e ricorrenze temporali. Gli errori di Fabio Caserta nel recentissimo passato, in merito ad infelici letture ed interpretazioni soprattutto a gara in corso, sono lapalissiani. I dubbi che la squadra goda di una condizione atletica o mentale (difficile da stabilire), poco più che sufficiente, si enunciano dal fatto che il Cosenza giochi un ottimo calcio per 35/40 minuti e poi sparisca inspiegabilmente dal campo.
I lupi, è bene chiarirlo ai meno attenti, non navigano dei bassifondi della classifica dove sono stati di casa per cinque dei finora sei anni di B. La situazione è tutt’altro che disperata. 19 punti e relativo nono posto fanno dormire, ad oggi, sonni mediamente tranquilli. La costante è che ogni maledettissima stagione si assiste al linciaggio del tecnico in questione con relativa e indiscutibile messa in discussione da parte dello staff societario. Non può e non deve andare sistematicamente così. La responsabilità non può ricadere sempre sull’allenatore di turno.
Non è utile né costruttivo, in particolar modo per chi gestisce e amministra la cosa Cosenza, scaricarla con simile costanza solo su una sola persona. A volte non lo è seguire i consigli di chi suggerisce agendo nell’ombra.