“La gabbia del perfezionismo: so quello che voglio, ma trascuro quello che vorrei“. E’ questo il tema affrontato nella puntata di “A me puoi dirlo“, in onda sui canali Facebook e YouTube de Il Dot lo scorso giovedì 23 maggio. Ospite dei nostri studi, Giuseppe Femia, psicoterapeuta specializzato in psicologia cognitiva e comportamentale.
Il professionista, nel corso della puntata, ha spiegato come l’uomo tenda costantemente a ricercare la perfezione, inseguendo degli standard, spesso irraggiungibili. “Il perfezionismo è una gabbia, che ci illude di poter ottenere più amore, più amablità, tramite la ricerca dell’approvazione dell’altro. – ha analizzato Femia, sottolineando come la ricerca di perfezione sia spesso legata al voler apparire perfetti agli occhi altrui. – Si tratta di un circolo vizioso, che viene mantenuto anche da una collettività, che pensa in modo perfezionistico. Il perfezionismo placa il nostro bisogno di essere riconosciuti e apprezzati. […] Essere fragili spaventa. Nell’immaginario collettivo spesso viene associato alla debolezza e alla possibilità che l’altro possa criticare, disprezzare o allontanare”.
Il perfezionismo spiegato da Femia: dalla sana ambizione ai disturbi psicologici
L’esperto, nel corso della puntata, ha spiegato che “esiste una normale forma sana di ambizione”, comune a tutti gli uomini che, per natura, si prefiggono quotidianamente degli obiettivi. Tuttavia, se estremizzata, l’ambizione può sfociare nella ossessiva ricerca di una perfezione, di solito irraggiungibile. Si tratta di una condizione psicologica che, in molti casi, può provocare anche veri e propri disturbi.
“Il alcuni disturbi, il perfezionismo svolge un ruolo cruciale. E’ un fenomeno che si muove in modo trasversale e gioca un ruolo in diversi profili psicologici o psicopatologici. E’ il caso, ad esempio, dei disturbi alimentari, cioè i disturbi di dismorfia corporea, in cui una persona è ossessionata da ogni suo minimo difetto, anche impercettibile. Il perfezionismo svolge un ruolo cruciale anche negli aspetti depressivi. C’è infatti un forte legame tra “alto standard” e demoralizzazione” – ha spiegato Femia, sottolineando come, in molti casi, il perfezionismo non possa essere appagato e ciò possa indurre ad uno stato depressivo.
“Altre declinazioni del perfezionismo possono intaccare– ha aggiunto lo specialista – il funzionamento generale di una persona, anche in relazione all’ambito lavorativo”. La ricerca ossessiva di perfezione, inoltre, come sottolineato dallo psicoterapeuta, può innescarsi anche nella vita sentimentale. Anche in questo caso, tuttavia, causa effetti negativi e un forte inappagamento. “La perfezione non è un veicolo di amore – ha spiegato l’ospite – Alcune volte diventa così ostile nella sua caratterizzazione, che allontana l’altro o vede l’altro in un modo errato e può portare all’idealizzazione o alla svalutazione“.
L’origine della ricerca di perfezione e la sua cura
“Normalmente lo schema del perfezionismo e la tendenza a voler essere perfetti deriva da un’esperienza pregressa, in cui si ha sperimentato molta inadeguatezza o vergogna. Può derivare anche da un clima familiare in cui vige la regola della perfezione, come condizione essenziale per ricevere amore. Ciò può riguardare i termini estetici o accademici” ha analizzato il professionista, esaminando le possibili cause alla base della ricerca di perfezione.
“Una volta identificate le cause, si può cambiare postura e si può sperimentare meno disagio e demoralizzazione – ha poi proseguito, sottolineando come l’ossessiva ricerca di perfezione possa essere sconfitta attraverso il supporto di esperti. L’appoggio di uno specialista, infatti, permette di “riuscire a dialogare con la propria coscienza sprezzante e con questo continuo auto-sabotarsi“.
La puntata integrale
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