Una versione olio su tela del “Giudizio Universale” di Michelangelo Buonarroti è stata rinvenuta in un caveau di Ginevra. Il dipinto risultava scomparso da oltre un secolo. Alcuni dettagli presenti nell’opera, quali la rappresentazione del Cristo senza barba, l’inserimento di figure umane incomplete e la rappresentazione di angeli apteri (cioè senza ali e aureola) avrebbero condotto gli esperti ad attribuire, con probabilità, l’opera al Buonarroti. Al momento, l’attribuzione del “Giudizio Universale di Ginevra” al noto artista non è stata dichiarata con certezza.
Ad occuparsi dello studio del dipinto, durato 8 anni, Amel Olivares. Si tratta di una specialista portoghese di arte rinascimentale. La ricerca ha coinvolto la collaborazione dello studioso di storia dell’arte e conservazione, monsignor José Manuel del Rio Carrasco.
Il “Giudizio Universale di Ginevra” descritto in un documento del 1792
Il “Giudizio Universale di Ginevra”, realizzato su una tela di lino di 96,5×81,3 cm, risalirebbe al Cinquecento. Secondo Olivares, il dipinto rappresenta l’unico caso a noi noto di utilizzo della tecnica olio su tela da parte di Michelangelo Buonarroti.
L’opera, secondo quanto ricostruito dalla studiosa, sarebbe stata donata dal noto artista al pittore Alessandro Allori, che la utilizzò come modello per realizzare una Pala d’Altare nella Basilica Santissima Annunziata di Firenze.
“Il Giudizio Universale di Ginevra” è descritto in un documento del 1792, ora conservato nell’Archivio di Stato di Firenze. Si tratta di un inventario delle Opere d’arte appartenenti al Marchese Fiorentino Donato Guadagni.
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