Lunga e a tratti estenuante la terza serata del Festival di Sanremo. Si sono esibiti tutti e 25 i big in gara. I voti del pubblico, uniti a quelli dei giornalisti presenti in sala stampa, premiano la coppia Mahmood – Blanco, che scalza in prima posizione Elisa. Sale al terzo posto l’eterno Gianni Morandi. Domina la scena Drusilla Foer, il suo monologo è una bella pagina di televisione. Personalità importante, ironia intelligente. Un peccato aver riservato il piacere di vederla e ascoltarla in diretta solo ai nottambuli. Voto 8.
Giusy Ferreri – “Miele” – Un mix di tanta roba ma nessuna messa a fuoco. Il megafono non aiuta a capire le parole. Anzi. Voto 5.
Highsnob e Hu – “Abbi cura di te” – Al secondo ascolto resta un’apertura melodica non banale e un mix di stili condito dall’abbraccio finale. Voto 6.
Fabrizio Moro – “Sei tu” – Bello ed elegante. Sembra partecipare a “Tale e quale” come imitatore di Fabrizio Moro. E’ bravissimo ad imitare sé stesso e a cantare la stessa canzone da sempre. Voto 5.
Aka 7even – “Perfetta così” – Niente di originale, perfetta così, senza strafare, pronta per le radio. Resta perfetta così. Voto 5,5.
Massimo Ranieri – “Lettera di là dal mare” – Aggiusta il tiro rispetto alla prima serata. Il brano è classico ma intenso. Evergreen o highlander? Voto 6,5.
Dargen D’Amico – “Dove si balla” – Look fatto con le tovagliette da cucina per un pezzo così autenticamente tamarro da sembrare avanguardia. Ma poi mi sveglio e mi rendo conto che se lo avesse cantato Zalone sarebbe stata apoteosi. In radio spaccherà. Voto 6,5 di provocazione, 5 reale.
Irama – “Ovunque sarai” – Dopo il centro tavola della seconda serata, spolvera un gilet stile Bono Vox. Al di là di ciò il brano è bello e cantato con grande personalità. Voto 7.
Cesare Cremonini, ospite speciale – Un grande artista che riceve la giusta ovazione per i 20 anni di carriera fatta sempre di scelte poetiche e mai banali. Voto 10.
Ditonellapiaga con Rettore – “Chimica” – Rettore nel revival di sé stessa insieme a Ditonellapiaga con intelligenza e ironia. È già tormentone. Voto 7.
Michele Bravi – “Inverno dei fiori” – Il look rimanda al più audace Scialpi anni ’80. Canzone che parte bassa e che ti aspetti possa esplodere senza però esplodere mai. Resta nelle basse tonalità in cui è partita. Incompiuta. Voto 5.
Rkomi – “Insuperabile” – Più che insuperabile incomprensibile. Pezzo inno del motociclista sfigato. Voto 4.
Mahmood e Blanco – “Brividi” – Uno dei brani più sanremesi di questa edizione. Esempio di canzone romantica italiana ma moderna al tempo stesso. Intensa, interpretazione del duo da brividi. Voto 7,5.
Gianni Morandi – “Apri tutte le porte” – Se si vestisse come Achille Lauro sarebbe il più giovane cantante in gara. Fra “Fatti mandare dalla mamma” e “Gimme some lovin'” ma sempre rigorosamente in smoking. Coraggioso come un Jovanotti che canta “Nessun dorma”. Voto 6.
Tananai – “Sesso occasionale” – Anche al secondo ascolto si conferma che di occasionale in questo brano c’è tutto: musica , testo, interpretazione. Tutti turisti della musica. Voto 2.
Elisa – “O forse sei tu” – Manuale su come si scrive una canzone pop. Look vagamente alla Joan Baez . Da ascoltare in religioso silenzio. L’utilizzo dei cori nel finale è magistrale. Perfetta. Voto 8,5.
La Rappresentante di Lista – “Ciao ciao” – Un viaggio nel cuore degli anni ’80 come un gioca jouer moderno. Tormentone ironico ricoperto di salsa rosa (visto il look). Voto 7.
Iva Zanicchi – “Voglio amarti” – Chapeau per chi si mette in gioco a 82 anni come la Iva nazionale. Canzone classica cantata con grande professionalità e vibrati come se piovesse. Ma corre l’anno 2022: brano e arrangiamento sono obiettivamente troppo datati per destare interesse se non in sala. Voto 5.
Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choice – “Domenica” – Provate per un attimo a immaginare Achille Lauro senza travestimenti e allusioni sessuali tipo “Collant collant” di Christian De Sica in “Compagni di scuola”. Magari in smoking come Morandi, vestito solo del suo presunto talento di cantante. In un battibaleno il palloncino si sgonfierebbe. Musica e canto tornerebbero ad essere gli unici parametri di giudizio. Capiremmo che non abbiamo di fronte Renato Zero o David Bowie ma il peggior Malgioglio. Voto 4.
Matteo Romano – “Virale” – Canta quasi a sua insaputa: virale ma anche banale. Voto 5,5.
Ana Mena – “Duecentomila ore” – Ascolto le prime strofe, il voto è 4. Ma togliendo l’audio le cose cambiano.
Sangiovanni – “Farfalle” – Si presenta in pigiama, scelta consona all’orario dell’esibizione. Il suo stile Malibu alla seconda interpretazione sanremese migliora anche la resa del brano. Non volano alto le farfalle ma qualche giro lo fanno. Voto 6.
Emma – “Ogni volta è così” – Una canzone di stampo spiccatamente femminista ben arrangiata e ben interpretata. Emma resta un animale da palcoscenico e il finale lo canta fra il pubblico. Al secondo ascolto meglio la performance che il pezzo. Voto 6,5.
Yuman – “Ora e qui” – È ormai passata l’una di notte, la palpebra cala e il livello di attenzione diminuisce sensibilmente. Non è però questo il motivo che impedisce di capire le parole del testo. È Yuman che non le scandisce. Brano debole. Eppure la voce c’è. Voto 4,5.
Le Vibrazioni – “Tantissimo” – L’omaggio sulla cassa della batteria della band a Stefano D’Orazio è la cosa più bella della loro partecipazione a Sanremo 2022. Per il resto il brano ricorda troppo altre cose della loro produzione ed entusiasma pochissimo. E poi Sarcina urla “tantissimo”. Perché? Voto 5,5.
Giovanni Truppi – “Tuo padre, mia madre, Lucia” – È uno dei cantautori più interessanti della sua generazione ed il brano è così sghembo e poco sanremese che sembra scritto apposta per vincere il premio della critica. Originalità nella canzone d’autore e testo da incorniciare. La canottiera è il suo must. Voto 7.
Noemi – “Ti amo non lo so dire” – Buon arrangiamento. La coppia Mahmood-Dardust colpisce ancora e ringiovanisce il sound di Noemi. In radio andrà alla grande e questa è una certezza. Look perfetto. In grande forma. Voto 7.