C’è un giovanissimo tifoso sugli spalti di una tribuna A piena di bambini festanti. Sono accorsi a guardare da vicino i calciatori del Cosenza in uno dei pochi allenamenti a porte aperte.
Grida a squarciagola “Vocaaaa!!!” vedendolo passare a bordocampo. Il 42 rossoblù si gira e lo saluta. Sul volto del bimbo si dipinge l’immagine della felicità: “Papà, papà, hai visto?? Mi ha salutato Voca, ce l’ho fatta!“. Dice, saltellando dalla contentezza. È una scena emozionante e al tempo stesso rassicurante. Le piccole cose, quelle apparentemente più semplici, riescono ancora a regalare attimi di gioia.
Emoziona chi invece è cresciuto in un’epoca che ha offerto tanti spunti per appassionarsi ai colori della squadra della propria città. Chi si è avvicinato alle sorti del Cosenza Calcio grazie agli eroi della promozione in B della stagione ’87/’88 targata Gianni Di Marzio. Chi sgranava gli occhi nel trovarsi di fronte un Padovano e un Urban qualsiasi.
È gratificante toccare con mano l’entusiasmo che si è ricreato attorno a questa squadra. Abbandonati, si spera, all’oblio gli anni dell’anonimato e del dilettantismo, è nata una nuova generazione di tifosi. Vogliono la maglia di Tutino, fanno a spintoni per farsi fare un autografo da Venturi.
Ai genitori sia lecito chiedere un favore. Soprattutto quando l’attaccamento ai colori è indotto e non propriamente spontaneo. Si stimoli l’appartenenza alla terra natia. Per dirla con le parole di un coro: “Non seguo gli squadroni ma seguo te“.