Ha vinto l’Italia. La squadra che più di ogni altra, delle 24 partecipanti a Euro 2020, ha meritato di alzare la coppa al cielo di Wembley.

E non lo diciamo per patriottismo, ma a ragion veduta. A parziale riconferma della tesi la certificazione del merito è arrivata da diversi latitudini e ha oltrepassato i confini territoriali dell’intero continente.

L’endorsement era già arrivato nel corso della competizione, prima dell’atto finale, quando gli azzurri iniziavano a far parlare di sé, vincendo, convincendo e dispensando bel gioco. Un’Italia bella nella fase a gironi, mai in difficoltà, mai sotto pressione, che ha fatto un sol boccone di Turchia, Svizzera e Galles.

Esultanza azzurra dopo la vittoria contro il Belgio (Getty Images)
Esultanza azzurra dopo la vittoria contro il Belgio (Getty Images)

Evidentemente non abbastanza per credere nella vittoria della finale. “Vedrete – dicevano gli scettici, capeggiati da Patrick Vieira, Phil Neville e Gary Lineker ma nella cui schiera rientravano anche i soliti, tanti italiani bastian contrari più per moda che per convinzione – non appena vi confronterete con avversari di livello saranno dolori per voi“.

Dimenticavano quella semplice regola, e non è un luogo comune, che insegna a non catalogare partite facili in competizioni di siffatta levatura. Per conferma chiedere alla Francia, che ha faticato e non poco con l’Ungheria per poi venire estromessa dalla poco quotata, ma valorosissima, Svizzera. O ancora la Danimarca, vicina a ripetere l’impresa del 1992. Nella scampata tragedia di Christian Eriksen gli scandinavi hanno trovato la forza per arrivare fino alle semifinali e, dopo una partenza stentata, hanno fatto tremare i sudditi della regina Elisabetta.

Lo smacco della sconfitta, arrivata a pochi metri dal traguardo finale e per giunta nel proprio feudo, ha annebbiato le menti inglesi. Il concetto di fair-play tanto caro ai britannici è stato ben applicato sul manto verde di Wimbledon con il buon Matteo Berrettini che nulla ha potuto di fronte alla magnificenza del marziano Novak Djokovic. Si è smarrito nel tragitto lungo 18 chilometri che collega il tempio del tennis a quello del calcio. A Wembley si respirava tutt’altra aria: via gli eleganti cappelli variopinti e le caraffe di the, dentro sciarpe, pinte di birra e botte da orbi.

I calciatori inglesi hanno quasi rifiutato la medaglia d'argento. Gesto molto criticato
I calciatori inglesi hanno quasi rifiutato la medaglia d’argento. Un gesto molto criticato

A completare il quadro poco edificante le bandiere tricolori bruciate e vilipese, i fischi all’inno di Mameli, gli ululati ai temutissimi avversari e il fuggi fuggi generale per non assistere all’osannazione dei vincitori. C’è da capirlo Leonardo Bonucci: “Ne dovete mangiare ancora tanta di pasta asciutta“. Il trattamento ricevuto ha tirato fuori tanta rabbia e i sentimenti di rivalsa più animaleschi.

Il secondo trionfo europeo degli azzurri, colto al termine di una lunga rincorsa durata 53 anni, è giusto. Non poteva andare diversamente. Del resto l’Italia ha fatto fuori il Belgio (nazionale numero uno nel ranking Fifa), la Spagna (tre titoli europei e uno mondiale) e l’Inghilterra (padrona di casa a tutti gli effetti che rimane ferma al trofeo iridato del 1966). Non proprio squadrette, che ne dicono Vieira, Lineker e Neville? Svanito il giorno di festa programmato dal vulcanico premier Boris Johnson, calata nelle charts la hit “It’s coming home” a scapito del nuovo topic trend “It’s coming Rome“.

Per le lezioni di sportività ingaggiare la maestra Svizzera, prossima avversaria dell’Italia di Mancini alle qualificazioni per Qatar 2022. “Chi ci batte 3-0 in effetti merita di diventare Campione d‘Europa…Complimenti per un grandissimo torneo, azzurri! Buoni festeggiamenti, complimenti ancora e ci vediamo a settembre“. Chapeau!