Il patron del Cosenza Eugenio Guarascio (foto Francesco Farina)
Il patron del Cosenza Eugenio Guarascio (foto Francesco Farina)

Continua la tragicomica telenovela che ha come protagonista la società Cosenza Calcio e i suoi silenzi interrotti da comunicati stringati quanto capziosi.

Ad oggi sono trascorse due settimane esatte dalla nota in cui si diceva che la trattativa di cessione sarebbe «arrivata alla definizione a brevissimo».

In seguito ne è arrivato un altro, in riferimento soprattutto al prossimo possibile ritiro a Lorica. Il pubblico e tutta la città di Cosenza restano sbigottiti ed increduli. Da un lato ci si aggrappa all’illusione di poter mettere fine ad una gestione “oscurantista” sotto tutti i punti di vista. Dall’altro pervade il senso di rassegnazione di fronte alla pochezza di chi, ancora una volta, gioca con i sentimenti e la passione di un popolo deriso e violentato nella sua dignità di tifoso.

Qui l’unico “ritiro” auspicabile resta quello dalle scene da parte di una società che ha, in modo cosi poco degno, rappresentato Cosenza nei campionati professionistici.

Due settimane di silenzio stanno logorando ancor di più una città che ha un solo sogno: liberarsi da questa “tirannia“.

Nessuno si illuda che la rassegnazione della gente voglia dire “dimenticare”. Il danno e le offese che il pubblico rossoblù ha subito non potranno essere cancellate o “rinviate” da chi è professionista del “non decidere“. Il dado è tratto. Se la cessione non dovesse andare a buon fine, il calcio a Cosenza continuerà nell’oblio e nella contestazione. La sola via di uscita è passare la mano.

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