Cento minuti di risate, spesso amare, per raccontare “la sconfinata pochezza di un governo composto per lo più da scappati di casa”. Un mese “a tutta velocità” (21 date in molti casi già sold out) in giro da nord a sud in cui va in scena il nuovo, irresistibile monologo del giornalista, scrittore, autore e interprete teatrale Andrea Scanzi.
Dopo il grande successo di Renzusconi (2018) e Il cazzaro verde (2019-2020), Scanzi ritorna sul palcoscenico con un nuovo spettacolo di satira politica intitolato La sciagura – Cronaca di un governo di scappati di casa. Tratto dall’omonimo bestseller edito da Paper First, Scanzi porta in scena uno spettacolo ribelle e irriverente, un’analisi tagliente del percorso politico di Giorgia Meloni, a metà strada tra informazione e indignazione:
“Rivendico pienamente il titolo di questo spettacolo. Ho le scatole piene del clima sussiegoso della stampa nei confronti della premier”. Un governo che per la firma de Il Fatto è dunque una vera sciagura, disastroso e incongruente, le cui azioni vengono raccontate con una fulminante lettura a partire dalle criticità della destra e dall’evanescenza colpevole di una classe dirigente “oltremodo imbarazzante”. Scanzi ricorda nomi, fatti, situazioni e non risparmia nessuno: dalla seconda carica dello Stato La Russa (sic), all’esimio statista Donzelli (aiuto!), dai treni del ministro Lollobrigida ai quadri di Sgarbi.
Un irresistibile monologo ricco di musica, satira, fervore e pulsione civile, senza reticenze né sconti. Ci sono gli scivoloni seriali del ministro dell’istruzione Valditara e quelli del ministro della cultura Sangiuliano, le inchieste su Santanché e Delmastro, il capodanno letteralmente col “botto” del deputato Pozzolo e le tesi tragicamente oscurantiste del generale Vannacci. Spazio anche al ricordo di Paolo Borsellino (ignobilmente citato da questi governanti che con lui non c’entrano nulla) e alle canzoni di Gaber e Guccini (che Meloni ama, ma di cui evidentemente non ha capito nulla).
Uno spettacolo accorato e imperdibile per raccontare questi tempi sbandati. Per interpretare il presente. E per resistere a questo inesorabile tracollo della “politica politicante” nostrana.