Orlandino Greco
Il bollo auto, da tempo, è un tema ricorrente nel dibattito pubblico ed è spesso oggetto di riflessioni demagogiche, delle quali la politica, notoriamente, si nutre. Partiamo da un dato: il bollo auto è una tassa che viene corrisposta anche dagli altri automobilisti europei. Il punto, tuttavia, è che non solo il relativo nome e calcolo cambia da paese a paese, quanto nella maggior parte dei paesi europei gli importi da pagare sono più contenuti e progressivi rispetto a quelli versati dai cittadini italiani”.
A dirlo in una nota è Orlandino Greco di Italia del Meridione. “Fare qualche breve cenno storico è utile al ragionamento, – prosegue Greco – al fine di capire l’utilità della tassa in questione. Ricordiamo, infatti, che il bollo auto venne introdotto nel nostro ordinamento con Decreto del Presidente della Repubblica n. 39 nel 1953, a fronte della necessità da parte dello Stato di avere risorse per la costruzione di autostrade e strade statali. Nel 1982, la stessa, venne trasformata in vera e propria tassa di proprietà ed infine, nel 1999, le competenze alla riscossione vennero delegate alle regioni. Quindi, dalla necessità di costruire nuove strade, si è passati ad un sistema tributario regionale che, come sappiamo, varia da regione a regione.
Da qui, allora, non solo le famiglie italiane hanno dovuto pagare una tassa dal costo ingente e che non tiene conto della fiscalità locale, quanto la tassa stessa risulta iniqua rispetto ai suoi principi ispiratori: il bollo auto, infatti, non tiene conto del reale valore del veicolo in possesso e del suo reale utilizzo ma si basa sul numero di kilowattore di una vettura e dell’ipotetico inquinamento prodotto. Sottolineo ipotetico perché non è calcolabile preventivamente il numero di chilometri che quello stesso veicolo percorrerà.
È evidente che quando si parla di tasse è facile parlare alla pancia dei cittadini ma è chiaro che vi sono tasse difficili da motivare nelle modalità cosi espletate. In primis perché, nel caso di specie, vien da se immaginare i danni prodotti alle case automobilistiche, già in crisi per i costi delle materie prime, e ai possessori di vetture, già alle prese con la crisi economica e con i costi eccessivi dei carburanti.
La mobilità è sinonimo di libertà, allora mi domando: è giusto che chi sia possessore di una vettura utilitaria, stante l’attuale legislazione, paghi lo stesso importo di chi possiede una vettura più accessoriata e di qualità? È giusto che un cittadino calabrese paghi un bollo più alto, stante gli attuali indicatori economici, di un cittadino romagnolo o friulano?
Alla luce dei dati appena esposti, – conclude la nota – la risoluzione del problema si articola in due possibili soluzioni: 1.una rimodulazione delle modalità e dei costi dell’attuale tassazione sulle vetture di proprietà, che tenga conto degli effettivi valori delle vetture, de-tassando le stesse dopo oltre un decennio dall’immatricolazione (come avviene in Francia) e che tenga conto degli effettivi chilometri percorsi e dei contesti economici locali, applicando il principio costituzionale della progressività delle imposte; 2. l’abolizione del bollo auto, studiando una copertura finanziaria e quindi una nuova tassazione.
Con buon senso e soprattutto senso pratico, la politica avrebbe l’opportunità, finalmente, di porre rimedio ad una delle tante ingiustizie che si consumano quotidianamente nel nostro Paese, spesso a scapito del Sud“.