I tifosi del Cosenza al Ceravolo nel 2016 (foto di Michele De Marco per IlCosenza.it)
I tifosi del Cosenza al Ceravolo nel 2016 (foto di Michele De Marco per IlCosenza.it)

L’intento, palese, è quello di scoraggiare ai limiti del possibile, i tifosi del Cosenza a raggiungere Catanzaro. È un susseguirsi di decisioni, a dir poco stringenti e limitative, a spingere a questa conclusione.

La marcia di avvicinamento al derby di Calabria è ormai entrata nel vivo. L’attesa è già spasmodica. Del resto la sfida tra queste due compagini, storicamente acerrime rivali, manca in Serie B da ben 33 anni. Il timore, legittimo, è che le frange estreme delle tifoserie, che non si vedono di buon occhio, entrino in contatto. Sebbene gli ultimi incidenti risalgano a tanto, tanto tempo fa. Quasi un’altra era geologica e calcistica.

Vanno in questa ottica le decisioni delle autorità, tese a scongiurare qualunque tipo di disordini. Dapprima l’istituzione dell’obbligo della Fidelity Card per i sostenitori del Cosenza intenzionati a raggiungere il “Ceravolo“. Nella speranza che sia un deterrente per chi per questioni ideologiche è apertamente contrario. Per proseguire con l’imposizione di poter acquistare il proprio tagliando solo fisicamente.

Vietata così la vendita dei ticket on line. Scelta abbastanza desueta nel 2023. Ma soprattutto un tentativo estremo di sconfortare chi non il tempo né il modo né la possibilità, di recarsi nei, peraltro pochi, punti vendita abilitati. Chiara la volontà di limitare la presenza dei supporters della squadra di Fabio Caserta nella gara più attesa dell’anno.

Chi non è in possesso della tessera del tifoso è obbligato così a diversi passaggi. Prima tappa allo store del Cosenza Calcio per sottoscrivere la fidelity card al costo di 10€. Poi di corsa in uno dei due punti vendita di TicketOne in città ad acquistare il tagliando. O quantomeno a provare a farlo, viste le lunghe prevedibili file.

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