I Bronzi di Riace, le due celebri opere rinvenute nelle acque di Riace il 16 agosto 1972, continuano ad essere protagonisti di studi e ricerche. Una nuova indagine sembra confermare la tesi secondo cui le due statue sarebbero state assemblate in Sicilia. A condurre lo studio, il professor Rosolino Cirrincione, direttore del dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, e il professore Anselmo Madeddu, esperto di storia e bronzistica greca. Coinvolta nello studio anche l’Università di Ferrara.
La ricerca è stata basata sullo studio delle saldature che uniscono i vari componenti dei due guerrieri bronzei. Gli studiosi hanno confrontato le giunture con diversi campioni, prelevati dal fiume Anapo, vicino Siracusa, in Sicilia. Il confronto tra i reperti ha messo in evidenza un’importante corrispondenza geochimica. I due celebri bronzi hanno inoltre delle caratteristiche estetiche, anatomiche e tecniche affini alle contemporanee opere siciliane. E’ in particolare il “Bronzo B”, come evidenziato da Madeddu, a presentare un’importante somiglianza con note opere siciliane. Rilevante è, inoltre, l’elmo corinzio, presente anche nelle antiche monete siracusane.
“Non pretendiamo di dimostrare la verità assoluta, ma la perfetta compatibilità tra i campioni è stato un elemento di rilievo. La nostra ricerca si basa su criteri scientifici e non è legata a una contesa tra Calabria e Sicilia per la paternità dei Bronzi” ha specificato Rosolio Cirrincione.
Non è la prima volta che i Bronzi di Riace vengono ricondotti ad una possibile origine siciliana. La stessa ipotesi era stata già avanzata in passato dagli archeologi americani Roberto Ross Holloway e Anna Margaret McCann. Secondo McCann, le due opere potrebbero rappresentare i signori di Siracusa, Gelone e Ierone.
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