Presentazione del libro "La morte dei giovani"
Un momento della presentazione del libro

Sabato pomeriggio all’insegna della cultura e della riflessione quello organizzato al Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza. L’occasione è la presentazione de La morte dei giovani, romanzo breve di Raffaele Panebianco, edito da Vintura Edizioni.

L’incontro ha riscontrato una numerosa e attenta partecipazione di pubblico, che ha riempito la sala del Museo. La presentazione è stata introdotta e moderata da Antonietta Cozza, Consigliera al Comune di Cosenza con delega alla Cultura, nonché stimata professoressa di italiano e latino e autrice della prefazione del libro. Hanno partecipato l’autore, l’editore di Vintura Vincenzo Di Giorgio e Francesca Daniele, Presidente dell’Associazione Confluenze, che si occupa di cultura, arte e divulgazione della lettura. Da segnalare gli intermezzi musicali a cura di Claudia Antonello Magarò (violino), Elisa De Rose (violino), Elena Corapi (viola) e Christian Arlia Ciombo (violoncello).

Come sottolineato più volte dalla Consigliera Cozza e Francesca Daniele, si vuole celebrare il talento giovanile. Oltre alla giovane età dei quattro musicisti, infatti, va rimarcata quella dell’autore, classe 2001, e dell’editore, classe 1996. A tal proposito, a margine del dibattito, la professoressa Cozza ha evidenziato “l‘impegno del Comune di Cosenza nel dare spazio alle nuove generazioni. I giovani hanno tanto da raccontare e, perché no, anche da insegnare ai più adulti grazie alla loro capacità di osservare il mondo con una prospettiva diversa“.

Un giovane autore con l’amore per la lettura e la scrittura

La passione per la scrittura nasce in Panebianco fin dalla tenera età, quando amava immedesimarsi nei protagonisti delle sue letture. La sua passione si è alimentata con una forte propensione alla lettura, che lo porta a definirsi un vero e proprio divoratore di libri. Lo ha poi portato a cimentarsi nella scrittura, dalle storie brevi fino alla poesia. Il suo sogno è sempre stato quello di fare della scrittura più di una passione, sogno che vede nella pubblicazione del suo primo romanzo breve La morte dei giovani una prima importante realizzazione. Anche grazie all’editore e scrittore Vincenzo Di Giorgio, che con la sua casa editrice Vintura ha creduto in Raffaele.

L'editore e l'autore alla presentazione de La morte dei giovani
L’editore Vincenzo Di Giorgio e l’autore Raffaele Panebianco

Di Giorgio ha parlato di una storia editoriale con Panebianco nata da lontano, quando entrambi partecipano a un concorso letterario che vede vincitori. Da lì Panebianco omaggia l’editore del suo primo lavoro, facendo capire a Di Giorgio che potesse esserci spazio in Vintura per la poetica del giovane autore cosentino, che esprime pienamente il messaggio che la casa editrice vuole comunicare ai propri lettori. L’editore così sceglie La morte dei giovani come prima pubblicazione della collana I curti per il 2025 e ne cura la postfazione. Il punto di forza del libro per Di Giorgio è “la sua universalità, perché presenta personaggi generici, a partire dal protagonista Mario Rossi, in cui tutti possono riconoscersi“.

Perché “La morte dei giovani?

Il libro non ha trovato posto nella precedente opera di Panebianco, Le morali che furono, raccolta di storie brevi. L’autore ha poi ritenuto che il messaggio di quello che era all’inizio un breve racconto meritasse uno spazio a sé stante e una versione più approfondita. Lo scritto nasce con l’idea di un protagonista dal nome comune, Mario Rossi, scelta che rappresenta anche la perdita di identità del protagonista, punto centrale del racconto. I nomi scelti nel libro (Rossi, Bianchi) potrebbero rappresentare però anche la spersonalizzazione dei personaggi e l’omologazione che pervade i nostri tempi. Nonostante questo, secondo Di Giorgio, i personaggi non peccano di umanità, anzi, ne sono pregni. Anche la collocazione senza tempo e senza spazio della storia lasciano massima libertà al lettore di immaginare i contorni e l’ambientazione del racconto.

Ma perché il titolo La morte dei giovani? Si tratta innanzitutto di un ossimoro. I protagonisti del romanzo infatti sono anziani. Già dalle prime pagine si parla di un funerale. La morte di conseguenza è tema ricorrente nel libro. L’autore si è inoltre chiesto “quando avviene il passaggio dall’essere giovane all’essere adulto?” Potrebbe riferirsi anche alla morte interiore di chi non sceglie, giovane o adulto che sia. La chiave di lettura completa, però, è nel finale, che non può quindi essere anticipato.

Il rimpianto della non scelta

Il protagonista dal nome generico può essere ognuno di noi e, proprio come ognuno di noi, Rossi si è trovato e continua a trovarsi davanti a delle scelte più o meno facili da compiere. Punto chiave del libro è soprattutto la non scelta. Come riportato in quarta di copertina, quest’uomo ha un passato che non ha voglia di affrontare, insabbiando le scelte che lo hanno portato al presente. Significativa è una frase detta dal protagonista: Non ho scelto, e me ne pento ogni giorno.

Ma qual è il senso di questo passaggio? Per Panebianco “vuole essere un’accusa contro l’apatia di questi tempi, nei quali il rimpianto spesso la fa da padrone. I giovani soprattutto vorrebbero fare molte cose che non sempre riescono a concretizzare. Si trovano a doversi accontentare di ciò che la vita gli offre, senza mai dare realmente spazio alle proprie idee o cercare di realizzare i propri sogni, che spesso gli sono negati“.

Cosenza “città che legge

Nel corso della presentazione de La morte dei giovani si è più volte sottolineato il fermento culturale che si vive a Cosenza. Secondo l’editore, questo è evidenziato dalla presenza di diverse case editrici, cinque librerie solo in città (senza contare l’hinterland) e molte presentazioni letterarie. Tale fermento, secondo la professoressa Cozza, è alla base della riconferma di Cosenza come Città che legge anche per il triennio 2024-2026. La città bruzia, quindi, è in controtendenza con l’idea generale di una disaffezione verso la lettura. Lo stesso Panebianco ha confidato “di non vedere Cosenza come un limite alla realizzazione dei propri sogni, perché questi ce li costruiamo da soli, a prescindere dal luogo di nascita o residenza. L’importante è saper cogliere le opportunità“.

In conclusione, i relatori hanno lasciato il pubblico con un’importante riflessione. I libri siamo noi, camminano con le nostre gambe, quindi abbiamo la responsabilità di diffonderne i messaggi. Perché, in fondo, una volta pubblicate le parole dell’autore non sono più di sua proprietà ma diventano un patrimonio comune.

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