Pierpaolo Bisoli (foto Francesco Farina)
Pierpaolo Bisoli (foto Francesco Farina)

Il calcio deve fare un passo indietro: questo hanno insegnato le Olimpiadi. Perché lo sport è sacrificio. Il calcio è ormai lo sport in cui si lavora meno. Ho visto atleti di altri sport allenarsi 8-9 ore al giorno, l’ho visto fare anche a un tennista che è numero 120 al mondo: ha provato la battuta per 1 ora. Ma se oggi chiedo a un mio giocatore di fare 20 minuti di cross, dopo 10 minuti mi chiede: “Mister posso andare a fare la doccia?”.

Sono considerazioni dell’ex allenatore del Cosenza, oggi alla guida del Modena, Pierpaolo Bisoli che dello spirito di sacrificio fa da sempre il suo “mantra”. Parole non banali che affrontano anche le difficoltà attuali del calcio italiano. Tanto pane e salame, corsa e grinta. Questi gli ingredienti del suo Modena, che pochi giorni fa nel match di Coppa Italia ha costretto ai rigori il Napoli di Conte. Sarà un calcio quello del tecnico di Porretta Terme, non così esteticamente eccelso, che però richiama ai valori del romanticismo. Le sue parole sulla scarsa propensione all’impegno degli attori dello spettacolo calcio fanno riflettere. Soprattutto in riferimento ai valori dello sport, che assumono un valore eticamente differente quando si parla ad esempio di Olimpiadi.

Mentre negli altri sport fanno 8-9 ore al giorno – dice ancora Bisoli – e rischiano di perdere una medaglia e il lavoro di un anno intero per un centesimo, il calciatore fa poco più di 2 ore. Il calcio una volta era sacrificio. Oggi la cosa più importante nel calcio è giocare 10 palle indietro al portiere e fare meno fatica possibile. Potremmo essere migliori a livello europeo, ma rispetto ad altri sport siamo molto indietro “.

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