“Signore è stata una svista, abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista“. Con questi versi tratti da “Il chitarrista” il cantautore Ivan Graziani nel 1983 mostrava il suo lato ironico riuscendo, cosa abbastanza rara nel mondo musicale, a non prendersi troppo sul serio. Ma Graziani era, prima ancora che un cantante, un grande musicista e un grande chitarrista.
Personaggio atipico, decisamente “avanti” rispetto ai suoi contemporanei, fu fra i primi a contaminare la canzone d’autore italiana con il rock. Il tutto in equilibrio fra i modelli musicali anglosassoni e il mondo letterario rivolto alla tradizione della provincia italiana.
Tanti singoli di successo come “Lugano Addio“, “Firenze (Canzone triste)“, “Monnalisa“, “Maledette malelingue” e “Signora bionda dei ciliegi“. L’album “Pigro” del 1974 è stato considerato dalla rivista Rolling Stone tra i 100 più belli della musica italiana.
Ci ha lasciati il primo gennaio del 1997 a soli 51 anni. Un artista completo, un cantautore capace di scrivere canzoni come se fossero romanzi, di dipingere e disegnare storie a fumetti. Ivan Graziani è stato un personaggio sempre fuori dagli schemi, oltre le righe, poliedrico e originale. Nelle sue canzoni si trovano le storie di provincia, le piazze, le vie di campagna, le donne dai nomi più o meno originali, i folli e gli ultimi e tante piccole città raccontate nella loro lentezza.
Gli inizi della carriera e le collaborazioni
Nuovi inediti pubblicati nel 2022?
Nel suo studio di registrazione, ”Officine Pan Idler”, sono stati finalmente ”aperti” alcuni nastri incisi prima di morire. All’interno sono state trovate molte tracce inedite. C’è curiosità intorno al fatto che si stia lavorando per poterle pubblicare proprio nel 2022, a venticinque anni dalla sua scomparsa. Restiamo in trepidante attesa.
Questo è l’auspicio dei tanti fan club dedicati a Graziani che continuano nella “ricerca” di materiale raro e di culto. Probabilmente il cantautore teramano è stato talmente avanti rispetto ai tempi tanto da non venire compreso abbastanza in vita. E’ stato sepolto nel cimitero di Novafeltria con una delle sue chitarre (ne aveva una decina) e il gilet di pelle che aveva brevettato con il gancio per reggere lo strumento.
Ha lasciato comunque ai posteri alcune delle più belle canzoni della musica italiana.