Anche ieri il Cosenza ha offerto una prestazione ampiamente al di sopra della sufficienza. Lo ha fatto, indipendentemente dal risultato finale, per la quinta volta su 5 gare stagionali. En plein di impegni affrontati col piglio giusto.
L’ultimo al cospetto di un avversario, il Palermo, costruito per fare il grande salto in Serie A. Sostenuto da oltre 25 mila tifosi appassionati e calorosi. Ricco di un organico vasto e completo in ogni reparto. Dionisi a partita in corso ha mandato in campo gente del calibro di Pierozzi, Segre, Di Mariano e Henry.
Alvini si è dovuto “accontentare” di Kourfalidis, Rizzo Pinna, Mauri, Mazzocchi e, al minuto 88, Strizzolo. Merita una menzione particolare proprio questa ultima mossa. Un attaccante, arrivato nell’ultimo giorno di mercato, al posto di un terzino. L’esausto capitan Tommaso D’Orazio. Nel momento di maggior sofferenza il tecnico toscano ha osato. Con coraggio e saggezza, da non confondere con presunzione e sfrontatezza. Ha avuto ragione, perché il Cosenza ha addirittura alzato il baricentro, allentato la pressione e chiuso la partita in attacco.
Idee che destano stupore a queste latitudini. Non si era abituati a tanta personalità ma bisogna farlo in fretta. Il Cosenza ha già una sua identità. Rispecchia in toto, come nelle realtà che funzionano, il carattere del suo condottiero. Massimiliano Alvini, che raccoglie giusti consensi. Non solo sul campo ma anche davanti ai microfoni. Dove emergono lucidità, sincerità, schiettezza e profonda educazione.
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