Eugenio Guarascio, patron o presidente che dir si voglia, e Rita Rachele Scalise, amministratrice unica, tengono in scacco l’intera Cosenza sportiva.
Dai tifosi, mai considerati nella loro potenza esplosiva nel corso degli ormai 14 anni di gestione. Anzi, spesso, affrontati e oltraggiati con decisioni senza senso. Come il Daspo nei confronti dello storico abbonato per qualche parola di troppo o l’innalzamento spropositato del costo dei biglietti per il derby con il Catanzaro.
Alla politica stessa, che, almeno a parole, gli ha voltato le spalle. Fino alla stampa, che evita da tempo. Le comunicazioni latitano, i commenti sulle pagine social sono bloccati da mesi. Il tempo trascorre e nessuna delle trattative per la cessione del pacchetto societario è ancora stata conclusa. Nonostante le promesse, rivelate a mezzo “scarno e freddo comunicato stampa“. Cosa ne sarà del Cosenza Calcio è ancora difficile immaginarlo. Eppure, si è già in netto ritardo nella programmazione del prossimo campionato di Serie C.
Guardandosi attorno si leggono notizie che riportano alla realtà dei club che operano e gestiscono nella normalità. Perché da anni qui a Cosenza tutto ciò che è normale appare quasi straordinario. Come agli albori della stagione 2023/2024, forse l’unica nella quale si fecero le cose nei tempi e nei modi giusti. Evento raro, un unicum. Gettato repentinamente alle ortiche come tutto quel poco di buono tirato su in anni di precarietà.
Tanti altri club hanno già organizzato e comunicato date e sedi del ritiro, amichevoli precampionato e fatto partire la campagna abbonamenti. Nella città dei bruzi, più precisamente da via Conforti tutto tace. Oltre Campagnano, la Sportiva Rende, neopromossa, ha appena reso noto di essere sul punto di portare a termine l’iscrizione della squadra femminile alla Serie C. Un anno fa di questi tempi il Cosenza Calcio, società certamente più ricca e blasonata, faceva l’esatto contrario con le sue valorose lupe. Erano le prime avvisaglie dello sfacelo.
Oggi il calendario segna sabato 28 giugno e ci si chiede cosa diavolo si stia aspettando a dare degli aggiornamenti sulle proprie intenzioni. O semplicemente a procedere con l’unico atto concreto ormai possibile: cedere la società, fare le valigie, liberare il Cosenza e restituirgli la dignità di cui è stato privato con la malagestione, dimenticando di fatto un aspetto fondamentale, cioè che si tratta di un bene appartenente alla comunità.
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