È già estate inoltrata. Siamo ormai entrati nel mese di agosto. Eppure, il campionato di Serie B, o quantomeno la regular season, è terminato solo da poche ore. Stranezze del calcio in piena pandemia. Il Cosenza ha appena strappato una salvezza a dir poco insperata, che definire miracolosa è quasi riduttivo.
Mister Occhiuzzi, il suo staff e l’organico hanno compiuto un’impresa epica. Alcuni supporters rossoblù forse ce l’hanno tatuata sulla pelle quella data: 31 luglio 2020. Come biasimarli? Lo so bene io che ho imparato ad amare quei due colori da bambino. L’origine di questa passione è ignota, non appartenendo ad una famiglia di tifosi. Ora ho anche la fortuna di lavorare per la mia squadra del cuore e indossare sul petto lo scudetto che mi rende tanto orgoglioso.
Appena rientrato a casa, dopo una lunga giornata dalle forti emozioni, conclusa con una festosa cena informale a notte fonda al President Hotel, affido ad un mangianastri le mie sensazioni. Su una cassetta incido, con la voce roca per gli urli di gioia, i patimenti e le tribolazioni delle ultime settimane. Sofferenza amplificata, felicità quintuplicata per via della mia posizione, che mi vede parte attiva del club.

Spingo rec e play contemporaneamente. La registrazione parte così: “Bello sì ma speriamo di non dover soffrire così tanto in futuro per raggiungere l’obiettivo…“. Macchina del tempo attiva: destinazione maggio 2021, circa 9 mesi più tardi. Il miracolo, sul campo, non si ripete. Nelle aule di tribunale sì e il Cosenza mantiene la Serie B. Mi viene voglia di riascoltare quelle parole. Dov’è la cassetta? Sì, dovrei averla conservata qui. Eccola, nel cassetto dei ricordi. Sulla striscia adesiva, come si faceva negli anni della giovinezza per i nati negli anni ’70 e ’80, ho scritto a penna: Cosenza fa rima con sofferenza.
Altro passo avanti a maggio 2022. Nel corso di questi 12 mesi sono cambiate tante cose. Ho deciso di chiudere la mia parentesi nell’ufficio stampa del Cosenza, non senza strascichi emotivi. Il pathos e il trasporto con cui vivo l’ennesima stagione complicata rimangono immutati. Sotto la guida del carismatico Pierpaolo Bisoli i lupi si salvano ancora. Dopo i playout, in rimonta, sul filo di lana. Registrare un altro audio? Naaa, sarebbe ridondante. Ogni singola parola utilizzata, due anni prima, è sempre attuale. Mi limito a riascoltarle, tutte, con gli occhi chiusi.
Altra stagione, altro playout, altra permanenza strappata per i capelli. Meroni mi fa saltare dalla sedia. “Bello sì ma speriamo di non dover soffrire così tanto…“. Sì, lo sto facendo. Ho azionato il nastro. Ho messo le cuffie, schiacciato il tasto play. Ancora una volta. Perché il fil rouge è sempre lo stesso.
Oggi inizia il venticinquesimo campionato del Cosenza in B (sesto consecutivo). La cassetta non esiste. Ho lavorato di fantasia. Sebbene sia un nostalgico non possiedo più né mangianastri né un registratore né tantomeno walkman o oggetti ormai ampiamente in disuso. Vivo le ore che ci separano dal calcio d’inizio del match del “Marulla” con l’Ascoli con un refrain in testa: “Speriamo di non dover soffrire di nuovo così tanto…“.