Negli anni una costante. A voler essere profondamente magnanimi e comprensivi, sinonimo, quantomeno, di coerenza. Eugenio Guarascio non ha mai fatto un’assunzione di responsabilità. Mai si è preso la paternità della colpa di uno degli innumerevoli, e innegabili visti i risultati, errori commessi nella gestione, fallimentare, del Cosenza Calcio.
La comodissima pratica dello scaricabarile, nel tentativo di spiegare la perenne mancanza di risultati della squadra, ha coinvolto un po’ tutti. Che essi siano stati calciatori, allenatori o dirigenti, non conta. Basta ed è sempre bastato spostare l’attenzione dai vertici societari. Altre volte si è fatto anche di meglio. Rivolgendosi a fattori inanimati o a eventi drammatici. Come la pandemia, giusto per ricordarne uno.

Si è anche fatto ricorso alla geolocalizzazione e all’appartenenza ad un territorio, quello calabrese, economicamente lacunoso. Nello scorso mese di ottobre 2024 un’indagine Eurostat assegnava alla Calabria il poco onorevole titolo di regione più povera d’Europa.
Sulla falsariga della famosa affermazione “i soldi chi me li dà?”, proprio nei giorni successivi, Guarascio approfittava per fare uso e consumo della notizia di attualità, in occasione dell’incontro a microfoni e telecamere spente, avuto con i rappresentanti della stampa locale.
Il succo del discorso era “come faccio a investire e a fare calcio a buoni livelli se la situazione economica in cui siamo costretti ad operare è questa?“. Affermazione, una delle tante, infelice e poco calzante con la realtà. Catanzaro, 60 km più a sud di Cosenza, è sempre più modello di società solida, organizzata, in costante crescita e proiettata al futuro. Amministrata in maniera lodevole da Floriano Noto.
I risultati lo testimoniano. Tre derby vinti su quattro, uno sfumato al 106′ minuto. Secondo anno di Serie B, seconda partecipazione consecutiva ai playoff promozione. Traguardi ai quali il Cosenza, oggi retrocesso in Serie C, in 7 anni di stenti in cadetteria, non si è mai avvicinato.
Come la mettiamo ora? Diciamocela tutta. Con questo modus operandi e queste teste al comando, si faticherebbe anche in Lombardia.
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