A Cosenza la maggior parte dei tifosi non vuole più sentire parlare di calcio giocato. L’ambiente ormai si è rassegnato da tempo ad una retrocessione annunciata.
Figlia di una gestione societaria dilettantesca che ha portato la squadra ad essere penalizzata di 4 punti in classifica, un mercato di riparazione ridicolo e un brand ridotto ai minimi storici. La matematica ancora non condanna i lupi, ci sono 8 partite da giocare e 24 punti in palio. Tecnicamente il miracolo di salvare la categoria si può fare. Il problema è che la gente è stanca, logora di questo modus operandi di fare calcio.
Probabilmente l’umiliazione subita nel derby senza nemmeno lottare, è stata la goccia che ha fatto definitivamente traboccare il vaso. La squadra sembra aver staccato la spina con largo anticipo. La sensazione generale è quella che i calciatori non aspettino altro che la fine del campionato per poter scappare via più in fretta possibile dalla città.
IL COSENZA PUO’ RINASCERE SOLO CON UNA CESSIONE SOCIETARIA
A far tremare i tifosi del Cosenza non è tanto la retrocessione in Serie C, ma la paura che Guarascio possa restare al comando del sodalizio silano. Sabato prossimo al “Marulla” arriva il Pisa, a nessuno sembra importare della partita. In città non si parla d’altro che della possibile cessione societaria. A parole ancora una volta il patron bruzio ha parlato di “trattative progredite“, a fatti invece registriamo l’ennesimo bluff.
L’imprenditore Alfredo Citrigno, che aveva manifestato pubblicamente l’interesse di acquistare il Cosenza, ha alzato bandiera bianca: ”Fine delle trattative, nessun riscontro concreto”. Anche la trattativa con il fondo arabo, la cui offerta è stata inviata ufficialmente per mezzo pec nel mese di gennaio, sembra essere arrivata ad un punto morto e non ha avuto sviluppi.
Le istituzioni cittadine con a capo il sindaco Caruso chiedono da tempo chiarezza. Intanto il Cosenza sta retrocedendo mestamente in Serie C tra l’indifferenza e l’apatia generale, con Guarascio ancora ben saldo alla guida del timone.
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