L'incontro con la stampa avvenuto lo scorso mese di ottobre, lontano da telecamere e microfoni
L'incontro con la stampa avvenuto lo scorso mese di ottobre, lontano da telecamere e microfoni

Siamo nati per comunicare! Si può iniziare da questo assunto, quasi insindacabile. L’assioma portante della comunicazione sostiene che l’uomo, benché animale sociale, comunichi sempre, volontariamente e inconsapevolmente in ogni momento della sua esistenza. Siamo, altresì, creature predisposte geneticamente alla comunicazione, ad intrecciare relazioni interpersonali e a connetterci con il mondo esterno. Eccezion fatta, però, in alcuni ambiti lavorativi all’interno dei quali i vari adepti (di dubbia rilevanza e credibilità), non amano la conversazione dialogica. Così, adattando il metodo deduttivo di natura psicologica (dal generale al particolare) in ambito calcistico, va posta l’attenzione alle strategie di comunicazione adottate, soprattutto nel recente periodo, dal Cosenza Calcio.

Oramai, è di pubblico dominio come il club silano since 1914 trascuri il postulato sopracitato, nonché caposaldo della programmazione neurolinguistica (meglio conosciuta come PNL). Tifosi, addetti alla stampa e tutti coloro i quali masticano e vivono di calcio lamentano l’assenza di dialogo tra il club e la tifoseria. Ovviare a tanto, da chi è posto al comando della società è sicuramente una scelta che desta non poche polemiche, soprattutto, se si fa riferimento ad un club che milita nel campionato cadetto da 7 anni or sono (con non poche tribolazioni).

La piazza rossoblù è notoriamente apostrofata come un ambiente fecondo. Qui i vari tecnici e preparatori, calciatori e famiglie, associati e addetti ai lavori che si sono succeduti nel corso degli anni sono stati circondati da tanta affezione che solo un pubblico passionale come quello cosentino riesce a regalare ai suoi beniamini. A darne manforte, sono gli innumerevoli attestati di stima e di gratitudine pervenuti ivi da tutti coloro i quali hanno avuto l’onere e l’onore di conoscere e amare questa città e la sua gente. E, dunque, se il Cosenza rappresenta un terreno fertile e prospero, beato e gaio quale potrebbe essere una delle pecche che inquina l’organizzazione societaria? La comunicazione.

COSENZA CHIUSO NEL SOLITO SILENZIO ASSORDANTE

Guarascio in una delle rarissime conferenze stampa tenute (foto Francesco Farina)

Trattasi di un comportamento depotenziante e deprecabile. Il quale traccia una profonda e insanabile spaccatura tra il club e il popolo dei lupi. Scatenando, così, un silenzio assordante. L’ossimoro poc’anzi adoperato sottende l’utilizzo di due termini antitetici tra di loro che spiegano, in modo ineccepibile, ciò che oramai è normale amministrazione a via degli stadi. Allora, una domanda sorge se spontanea: “Come si può porre rimedio?”. Accorciare le distanze, pare essere la scelta più ragionevole, ma come? Creando degli spazi comunicativi e interattivi. Grazie a questi si può far emergere aspetti positivi e negativi per migliorarne la produttività. Non può che essere funzionale e costruttivo per l’intero circuito.

Il tifoso, di fatto, si percepisce come parte integrante di un sistema nel quale le dinamiche messe in atto travalicano il “solo” rettangolo di gioco, in altri termini, un tassello del mosaico richiamato a partecipare e a far sentire la sua presenza non solo nelle grandi occasioni (in larga parte a noi spettatori funesti!). Fomentando, così, l’entusiasmo di un’intera provincia nella quale già pullulano anime cariche di slancio emotivo sin dalla tenera età.

PRENDERE SPUNTO DALLE ALTRE REALTA’

Da caldeggiare: manifestazioni, incontri, spettacoli e ospitate in diretta del tecnico e del suo entourage, dei calciatori e dei suoi associati, in modo da favorire e fortificare l’intesa tra le due organizzazioni. Occorre, talora, prendere spunto anche dalle altre realtà dislocate sul territorio nazionale (dal seguito più esiguo). Prestare ascolto alle richieste dei primi sostenitori. Rispettare chi riempie le gradinate degli stadi in tutte le stagioni in casa e/o in trasferta. Per chi vive d’amore, chi sogna in grande e non chiede null’altro se non onorare la maglia e vestirla come fosse una seconda pelle. Oggigiorno, si parla molto di abbattimento delle barriere architettoniche, e allora, perché ancora si tentenna? Perché non si ravvisa la necessità di cambiare modus operandi?

Urge invertire la rotta, trasformandola in una realtà all’avanguardia, un vero e proprio fiore all’occhiello per tutto il panorama calcistico regionale e oltre; una società aperta al dialogo che coccola i suoi (onnipresenti) supporters e non nega (chiudendo vita natural durante i commenti sui social) a costoro la facoltà di replicare un ipotetico disappunto, ledendo un diritto sacrosanto sancito dalla nostra Costituzione. Il tifoso del Cosenza lo chiede, la città lo desidera, una provincia intera lo pretende.

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