“Il calcio femminile sta crescendo tanto, ora le ragazze possono finalmente sognare in grande”, parola di Paola Luisa Orlando, sportiva a tutto tondo.
Tra le tante peculiarità che accomunano gli essere umani, vi sono le passioni coltivate con il tempo, destinate a diventare (per i più tenaci) anche delle vere e proprie professioni. E’ il caso di Paola Luisa Orlando, di Mirto Crosia (CS), ormai cosentina DOC dopo tutti gli anni passati nella città dei Bruzi. La passione per il calcio, in un’altra “veste“, sulla panchina della propria città, il sogno Nazionale e una carriera ricca di soddisfazioni.
- Paola Luisa Orlando, nel 2022 ha conseguito l’abilitazione UEFA A. Ci spiega cosa significa? “L’abilitazione a tecnico di Uefa A è stata per me un bellissimo sogno che si è realizzato. É sempre emozionante entrare nel tempio di Coverciano ed é stato un onore conoscere e confrontarmi con i docenti ed i colleghi di corso che hanno avuto carriere importanti da calciatori e allenatori in Italia e nel mondo. Ho cercato di trarre da questo corso tutto il meglio: emozioni e sensazioni che rimarranno per sempre“.
- Un traguardo importante se consideriamo com’è iniziato. La passione per il calcio fin dall’adolescenza, vero? Prima del calcio ha provato altri sport? “Per una giovane allenatrice calabrese come me é stato sicuramente un passo importante. Non lo considero un traguardo, ma un punto di partenza che mi ha arricchito come persona e come allenatrice. Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 5 anni per strada con tutti i miei amici del quartiere. Durante il periodo scolastico ho provato tanti sport oltre al calcio: atletica, pallavolo, pallamano, tennis. Sono nata sportiva, é una passione che mi scorre nelle vene”.
- Dopo anni tra calcio a 11 e calcio a 5, decide di mettersi nei panni di tecnico. Rifarebbe questa scelta? “Assolutamente sì, le tante ex compagne di squadra che ho conosciuto nei miei 20 anni di calcio giocato mi hanno sempre detto che ero un’allenatrice in campo. A fine carriera da calciatrice non era mia intenzione provare a fare l’allenatore, ma poi quando ho iniziato con la scuola calcio femminile, tutto mi è apparso più chiaro. E’ questo il mio destino. Anche se ho tanti interessi e due lauree, so che questa é la mia strada, fin quando avrò voglia di percorrerla“.
- Da lì la scuola calcio al Real Cosenza e poi per la prima volta la squadra femminile del Cosenza. Cosa le hanno regalato questi anni al timone della compagine rossoblù? “Mi hanno regalato e mi regalano tante gioie e soddisfazioni. Da ogni ragazza che ho avuto ed ho l’onore di allenare traggo sempre un insegnamento. Mi cambiano, mi trasformano e mi migliorano ogni giorno sempre di più. Da giovane ero una integralista, o era tutto bianco o tutto nero. Adesso vedo intorno a me tante sfumature, tanti colori che arricchiscono il mio percorso, e spero ogni giorno di fare lo stesso per le atlete che alleno e che allenerò”.
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Parliamo del calcio femminile in generale. La Nazionale è reduce dalla brutta sconfitta contro il Sudafrica nei mondiali in Australia che è costata l’eliminazione. Le azzurre avrebbero potuto fare meglio? Ma nonostante ciò sono ormai anni che il calcio femminile è cresciuto esponenzialmente in Italia. Cosa ne pensa? “Il mondiale per me é stata un po’ una delusione, non tanto per il risultato. Certo mi auguravo di passare il turno, ma per l’atteggiamento. Avevamo buone possibilità, ma mentre con la Svezia abbiamo visto una buona Italia per 40 minuti fino a quando non abbiamo preso gol su calcio d’angolo, con il Sud Africa abbiamo sbagliato tanto, non eravamo serene, era una partita importante ed andava affrontata con più coraggio e concentrazione. Peccato!”
LA ROMA STA CREANDO UN GRANDE AMBIENTE
Il calcio femminile in Italia sta crescendo tanto grazie anche al lavoro di club importanti di Serie A e Serie B. Ora le ragazze possono finalmente sognare e credere in una carriera calcistica come i loro colleghi maschi, e già questo é un grande risultato. Siamo ancora indietro rispetto ad altre tante nazioni europee, ma siamo sulla buona strada. Quest’anno nelle serie minori, ma anche in serie A (caso Sampdoria femminile) stiamo vedendo dei fallimenti, dovuti alle difficoltà economiche, ma forse anche al tipo di organizzazione delle società. Di contro però abbiamo ottimi esempi come la AS Roma che stanno creando, dalla prima squadra al settore giovanile, un bel percorso dal quale prendere esempio.
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Sogna, nel suo futuro, di essere al posto di Milena Bertolini? “Certo, ma anche al posto di Roberto Mancini! Se devo sognare, sogno sempre in grande. A chi non piacerebbe allenare la nazionale del proprio paese? Ogni volta che ascolto l’inno nazionale ho sempre i brividi, sarebbe bellissimo poterlo sentire e vivere direttamente dal rettangolo verde“.
- Perché, secondo lei, in Italia si fa fatica a praticare, organizzare e portare ai massimi livelli il calcio femminile? “Ogni inizio parte sempre in salita, organizzare una squadra di calcio femminile come maschile comporta svariati sacrifici economici, fisici e mentali, ma io credo che le soddisfazioni che se ne traggono valgono la fatica. Non bisogna trattare il calcio femminile solo come un obbligo imposto, ma bisogna fare una programmazione sempre, in modo tale da affrontare tutti gli imprevisti. La cosa fondamentale è che ci sia passione e pazienza, credere in quello che si fa e non improvvisare mai“.
- Paola Luisa Orlando cosa si aspetta dalla sua carriera? “Mi auguro di avere una carriera lunga, fatta di emozioni. Faticosa ma ricca di contenuti. Sogno in grande e di poter arrivare ad allenare in campionati importanti, magari riuscire a portare una squadra calabrese (femminile e/o maschile) a calcare palcoscenici nazionali ed internazionali importanti. Sarebbe fantastico!“