Il Cosenza continua a precipitare velocemente nei bassifondi della classifica. Un cliché che ormai è diventato una malsana abitudine da quando la squadra silana ha fatto ritorno in Serie B.
La sconfitta, l’ennesima in casa, ad opera dell’Ascoli, è solo la logica conseguenza, figlia della solita mancanza di idee e di programmazione. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum, dicevano i latini. Il significato è chiaro: è normale che l’errore avvenga, ma dall’accettazione dell’umana debolezza non bisogna trarre motivo per continuare nella trascuratezza, bensì fare esperienza degli errori commessi per evitarli il più possibile. Invece il Cosenza, come ogni anno, alla fine del girone di andata, si ritrova in casa gli stessi problemi ed errori commessi.
1) Un budget investito nella costruzione della rosa sempre tra gli ultimi della categoria. 2) Un direttore sportivo chiamato a compiere l’ennesimo miracolo con un contratto in scadenza. 3) Un parco giocatori composto dalla maggior parte di prestiti che a fine campionato non vedono l’ora di ritornare alla base. 4) Rinforzi di gennaio che servono come il pane per aiutare il povero allenatore di turno, che come al solito arriveranno nelle ultime 24-48 ore, prima della chiusura del calciomercato.
ACQUISTI DI CATEGORIA PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
La classifica del Cosenza è deficitaria ma non ancora irreversibile. In teoria, nonostante le mille difficoltà, ci sarebbe ancora tutto il tempo per cercare di risalire la china. In pratica servono almeno 4-5 elementi di categoria per innalzare il tasso tecnico e qualitativo della squadra. Altrimenti si ripeterà il finale della scorsa stagione.
Un triste déjà vu, un film visto e rivisto, senza ovviamente il lieto fine. Il bicchiere è ormai colmo: 892 spettatori paganti contro l’Ascoli non si erano visti forse nemmeno nei tempi bui della serie D. Il disamore della tifoseria verso questo modo di fare calcio ormai è palese ed evidente. Non c’è bisogno di aggiungere altro: chi vuole capire, capisca. Ed anche in fretta!