Un risultato forse scontato ma mai come adesso decisivo per le sorti dei rossoblù. Il Cosenza cade anche a Salerno, in quella che ha rappresentato l’ennesima “ultima spiaggia” della stagione, ancora una volta non raggiunta dagli uomini di Alvini.
I granata trovano contro i rossoblù la seconda vittoria consecutiva e riescono a divincolarsi dalla zona calda della classifica. La cura Marino pare stia funzionando. La “nuova” cura Alvini, invece, non fa altro che aggravare le condizioni già precarie di un malato ormai sul punto di morte. La risposta (negativa) del TAR al ricorso sui -4 punti da parte del sodalizio rossoblù che aveva chiesto un rinvio del giudizio a fine campionato, non ha cambiato certo le sorti della squadra che sarebbe rimasta comunque ultima anche in caso di successo in terra campana.

Tutto secondo copione: un buon primo tempo da parte dei lupi, terminato a reti bianche. Poi il vuoto e l’ennesima debacle. Corazza, Ferrari e Tongya piegano la squadra calabrese senza strafare. Ma, d’altronde, contro questo Cosenza basta veramente il minimo indispensabile. A nulla è servito il gol di Zilli, che si ripete dopo Brescia, da subentrato.
Nella gara disputata nel giorno della liberazione d’Italia dal nazifascismo i tifosi del Cosenza hanno sperato che il match terminasse anzitempo. Un po’ come quel campionato alla cui fine mancano solamente quattro partite. Contro il Bari, in casa, potrebbe arrivare addirittura l’aritmetica di una retrocessione ormai annunciata (e quasi programmata) da tempo.
Non c’è più spazio per le speranze di miracoli da parte di Santi o preghiere sprecate verso un’impresa, mai come ora, “impossiBile“. Una città intera attende la fine di un’agonia che dura da ormai troppo tempo. La rassegnazione ha superato la speranza, cardine fondamentale che ha caratterizzato negli anni questa piazza. A questo ha portato il menefreghismo di una società che ha finito il suo tempo.
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