Argomento delicato da trattare il bullismo. Soprattutto in tempi di politically correct estremo e perbenismo apparente (da dare in pasto ai social per essere fighi) e quanto mai dilagante.
Fattori da tenere bene a mente, da non sottovalutare nel giudizio critico e obiettivo, ci si augura, sull’episodio che ha visto protagonista Pasquale Golia. E che invece come si scoprirà quando la verità verrà finalmente a galla, hanno finito per drogarlo. Il giornalista e fotografo calabrese ha denunciato pubblicamente di essere stato maltrattato da uno steward del Cosenza Calcio, reo, a suo dire, di averlo strigliato con eccessiva foga facendo leva sulla disabilità del fotoreporter.
Unanimi lo sdegno e il coro di polemiche che si sono levati a seguito del post pubblicato da Pasquale sul profilo Facebook. Personaggi pubblici e non, pronti come buona norma vuole in tempi di facili, veloci e feroci linciaggi mediatici, a chiedere la testa dell’orco macchiatosi di tale misfatto.
Sono davvero in tanti a partecipare alla gara che mette in palio lo scettro per il miglior messaggio di vicinanza e solidarietà. Ma nessuno che si preoccupi di andare a fondo, indagare e verificare, tramite le fonti dirette di chi ha assistito alla scena, su come sono andati realmente i fatti. Magari ascoltando anche l’altra campana, per poi lasciare liberi lettori e followers di farsi un’idea in merito. Chi ha dato voce allo steward? Chi si è preoccupato di ascoltare la sua versione dei fatti?
Qualche voce fuori dal coro però inizia a levarsi. A qualcuno sta sorgendo il dubbio che la vittima si stia in realtà trasformando in carnefice di un lavoratore indefesso e instancabile che per il clamore della vicenda ha subito anche una sospensione. Lavoro difficile da svolgere quello dei responsabili della sicurezza negli stadi. A loro viene chiesto di vigilare. A volte si vedono costretti ad alzare la voce. Senza fare distinzioni di sorta, usando le stesse parole e gli stessi modi con tutti, nessuno escluso.
La Lega B, come riportato in un regolamento scritto facilmente reperibile sul sito web, vieta tassativamente ai fotografi di avvicinarsi ai calciatori sia nel pre che nell’immediato post gara. È pratica diffusa che alcuni di loro contravvengano alla disposizione nel tentativo di chiedere e ottenere a volta la maglia madida di sudore. In questi casi intervengono prontamente gli steward a richiamare i diretti interessati.
Esattamente ciò che è successo a molti degli appartenenti a questa categoria in passato. Ciò che continua a succedere domenicalmente (sarebbero stati loro stessi ad ammetterlo, se solo qualcuno si fosse preoccupato di chiederglielo nella comune pratica di approfondimento della vicenda). Ciò che è successo anche a Pasquale sabato scorso al termine di Cosenza – Cremonese e, a quanto si dice, anche in altre occasioni quando pare il bottino sia stato recuperato: venire avvertito, magari con toni accesi ma sicuramente non discriminatori. Null’altro.
Perché alla domanda, da un milione di dollari: “Pasquale, cosa ti è stato detto di così mortificante da fare credere che tu sia stato bullizzato per la tua disabilità o il tuo aspetto fisico?” non ci pare di aver avuto una risposta esaustiva.