Le due curve durante Cosenza-Ascoli (foto Farina)
Le due curve durante Cosenza-Ascoli (foto Farina)

Ero uno dei 3.399 che hanno deciso di godersi il sole di una mite domenica di dicembre sui gradoni del “San Vito-Gigi Marulla” di Cosenza. L’ho fatto in una veste insolita. Quantomeno rispetto agli ultimi anni, ovvero a dire da quando ho intrapreso la carriera giornalistica.

Sono così tornato per qualche ora a respirare l’ebbrezza di essere un tifoso semplice, di stare in mezzo alla gente. Consapevole di averlo fatto nel momento meno opportuno per godermi uno spettacolo calcistico degno di questo nome. Nel momento più opportuno invece per toccare con mano quanto sia profonda e forse insanabile la frattura tra il Cosenza, dove per il Cosenza è intesa la proprietà, e la sua gente. Il presidente Guarascio è stato oggetto dell’ennesima contestazione, ininterrotta, durata novanta e passa minuti. Tolto il primo quarto d’ora di silenzio, spezzato dal primo coro e dal beffardo gol di tacco di Donati. Ad incancrenire gli animi di una tifoseria stanca di assistere a campionati mediocri, le voci di multe che di certo non aiutano un’operazione simpatia mai attuata.

La chance sprecata da Zilli (foto Farina)
La chance sprecata da Zilli (foto Farina)

Incredibile infatti come non traspaia nel patron rossoblù la minima volontà di ricucire questo strappo da cui lui stesso potrebbe trarne giovamento. Anzi, quasi sembra che si studi una strategia per rendersi giorno dopo giorno più inviso. Al netto dei miracoli di Leali, apprezzabili dalla visuale offerta dallo spicchio di curva “Catena” lato Tribuna A, la sensazione è stata quella di un Cosenza sterile e abulico. Sai la novità! L’Ascoli ha sbrigato la pratica spingendo sull’acceleratore quando necessario. Cosa che in genere fanno le squadre di vertice quando decidono di dare il colpo di grazia alle cenerentole del campionato. Mentre fino a ieri le lunghezze che separavano le due sfidanti erano di soli 5 punti.

Questo per quanto concerne l’aspetto sportivo. Della giornata di ieri in conclusione mi rimangono due cose. La prima è una parola, un verbo che a voce bassa ho ripetuto tra me e me a sfinimento. Dilapidare. Come si può ogni anno dilapidare l’entusiasmo ricreato a fatica? Passare in pochi mesi da ventimila a diecimila e poi a poche migliaia. L’altra è un’immagine. Un tifoso abbastanza in là con gli anni accompagnato e sorretto dal figlio andare via dopo il triplice fischio a testa bassa. Provo a immedesimarmi in lui che di sconfitte sul campo ne ha viste tante. Non sarà certamente questo a sconfortarlo quanto l’incredibile costanza delle umiliazioni costretto a subire negli ultimi anni.

Vedere la sua squadra del cuore puntualmente inferiore alle avversarie di turno. Cinque anni di fila in fondo alla classifica. Numeri: 72 sconfitte in 170 partite, 14 vittorie fuori casa in 4 stagioni e mezza (solo due negli ultimi due anni), attualmente la difesa più battuta della Serie B. Basta così, non facciamoci del male ulteriormente“.