Bronzi di Riace
Bronzi di Riace

Sono trascorsi ormai più di 50 anni dal ritrovamento dei “Bronzi di Riace”, le due celebri opere bronzee, divenute nel tempo simbolo della Calabria. Le affascinanti statue, infatti, riemersero dalle acque di Riace Marina, nel mattino del 16 agosto 1972, grazie al ritrovamento del sub Stefano Mariottini. I due bronzi, oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, risalgono al V sec. a.C.

Una nuova e importante scoperta archeologica potrebbe condurre gli studiosi a puntare nuovamente i riflettori sui due bronzi. Nelle acque dove 51 anni fa sono state rinvenute le due statue, è stato infatti realizzato un nuovo ritrovamento archeologico. Si tratta di una pupilla in bronzo, completa di iride, che potrebbe appartenere ad uno dei due celebri guerrieri in bronzo.

La scoperta a pochi metri dal punto in cui vennero ritrovati i bronzi

A rendersi autore dell’importante scoperta, Giuseppe Braghò, scrittore appassionato di archeologia subacquea.

 “Il primo agosto scorso mi sono immerso. – ha raccontato Braghò, durante una conferenza stampa, tenutasi lo scorso 21 ottobre – Ho raggiunto, per una questione di affezione, il posto del rinvenimento dei Bronzi. Ci ho passeggiato sopra, ho accarezzato uno scoglio e poi ho fatto rientro a una sessantina di metri. Rientrando sono stato attratto da una pietruzza abbastanza singolare, che però pietra non era.”

“Ho subito capito che era un manufatto in bronzo e in calcite – ha spiegato l’autore del ritrovamento – che riproduceva chiaramente una pupilla completa di iride, appartenente a una statua a grandezza naturale. Superata l’emozione, sono rientrato, ho visto degli altri frammenti usciti dalla sabbia, erano delle estremità di chiodi in bronzo. Li ho recuperati secondo la legge, sono tornato a casa, ho chiamato subito chi di competenza, il nucleo dei carabinieri, il Ministero, il sovrintendente, ho consegnato tutto e oggi li offro a voi…

Le parole dell’archeologo Antonio Arcudi 

Sebbene il tipo di ritrovamento e il luogo del ritrovamento, a pochi metri dal punto esatto in cui vennero rinvenuti i due bronzi, faccia pensare ad una correlazione tra le due scoperte, sarà la Soprintendenza a certificare con sicurezza se l’occhio ritrovato appartenga effettivamente ad una delle due statue.

Durante la conferenza stampa, l’archeologo Antonio Arcudi ha sottolineato che “Tra i due, il candidato più accreditato è il bronzo A, senza escludere la presenza di un terzo bronzo.

Braghò, inoltre, nel corso della stessa immersione, ha rinvenuto anche dei chiodi in bronzo. Tutto il materiale archeologico è stato affidato alle autorità di competenza, che stabiliranno se sarà necessario condurre degli ulteriori studi.