Guarascio e Delvecchio (foto Francesco Farina)
Guarascio e Delvecchio (foto Francesco Farina)

Diventa ad un certo punto stancante continuare a sprecare fiumi di inchiostro (virtuale) e di parole sulla situazione del Cosenza Calcio.

Dal ritorno in B della squadra ci si sarebbe aspettati prima o poi un salto di qualità sulla gestione. Nel corso di questi sette anni di cadetteria è stato più volte spronato e pungolato il patron Eugenio Guarascio. Critiche mai per partito preso o antipatia, ma solo per amore verso i colori rossoblù.

Decine e decine di articoli, appelli via social o radio che come al solito sono caduti nel vuoto. La città di Cosenza e propri tifosi rimangono purtroppo in ostaggio di questo modus operandi che nel tempo ha logorato e scalfito la pazienza e i sogni di tutti.

Dopo i 4 punti di penalizzazione, dovuti solo all’approssimazione e alla disorganizzazione che regnano sovrane, e relativo ultimo posto in classifica, il bicchiere è decisamente colmo. Non si può più tollerare questa lenta agonia, né continuare a nascondere la polvere sotto al tappeto.

VIA AL MERCATO, COSENZA ANCORA FERMO AL PALO

Una squadra che è ultima in classifica dovrebbe intervenire subito sul mercato per cercare quei calciatori giusti per tentare l’ennesimo miracolo sportivo. Il direttore sportivo Gennaro Delvecchio, al quale comunque bisogna fare solo un applauso per aver costruito una rosa dignitosa con un pugno di noccioline in mano, deve però scontrarsi con l’amara realtà dei fatti.

Ritornano a distanza di anni le parole dell’ex uomo mercato dei lupi Stefano Trinchera: “Il Cosenza non ha appeal sul mercato“. Questa frase male interpretata all’epoca, in realtà descrive con precisione la difficoltà di tutti i direttori sportivi transitati in riva al Crati.

Non è la città di Cosenza a non avere appeal sui calciatori, ma la nomea del proprio presidente. Se, come è uscito fuori anche ultimamente, si tende a non pagare le commissioni ai procuratori, o ci si riduce all’ultimo giorno per fare gli acquisti per risparmiare, è chiaro che portare nuovi calciatori diventa un’impresa titanica.

Non si chiede l’acquisto fragoroso, il nome di spicco, sia ben chiaro. Occorre garantire una gestione almeno dignitosa, nel rispetto della città, della tifoseria e dei colori rossoblù. Se non si è in grado di fare tutto ciò, bisognerebbe mettersi una mano sulla coscienza e fare finalmente un gesto d’amore: cedere la società, prima che sia troppo tardi!

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