
“Cara Giulia,
speravamo di non doverti mai scrivere, o quantomeno non in tale situazione. In realtà avevamo maturato un altro tipo di speranza negli ultimi dieci giorni. Ancora una volta, le preghiere e i pensieri di un Italia intera si sono uniti attorno a qualcuno ma non è andata come si pensava. Non volevo scriverti nulla. Volevo semplicemente riaccendere la tv e vedere le immagini felici di tuo padre impaziente di riaccoglierti tra le sue braccia.
E’ toccato invece alla tua mamma darti il benvenuto in un posto che si dovrebbe attraversare solo dopo una serena esistenza. Dolcissima Giulia, con il tuo sacrificio hai riaperto le menti di un Italia ancora chiusa nell’oblio. Che solo all’ennesimo caso di femminicidio (l’83esimo solo quest’anno), si ricorda di dover far qualcosa.
Che poi, nella sostanza, cosa possiamo fare? Tanto e niente.
Possiamo aiutare altre giovani donne ad aprire gli occhi, a convincere loro che il controllo possessivo non è amore, l’essere umiliate non è amore, non è una dimostrazione d’affetto.
Scusaci Giulia, perché tutto questo dovrebbe cambiare dalla radice, essere estirpato dalle sue fondamenta: la società. E’ colpa nostra se abbiamo fatto credere a Filippo di doversi sentire inferiore alla sua fidanzata che si stava per laureare prima di lui. E’ colpa nostra se alimentiamo tali fenomeni con l’inettitudine macabra e indifferente.
Ma poi, ripensandoci, forse non è totalmente nostra la colpa della crudeltà umana.
L’inculcare un pensiero e un atto così violento scaturito da pensieri non propriamente sani, seppur figli di un mondo che non ci appartiene più. Così come TU non appartieni più ad un mondo che avresti dovuto continuare a colorare con il tuo sorriso e la tua innocenza. Con il sogno di diventare disegnatrice di cartoni per i più piccoli. Gli stessi piccoli che nel frattempo continuano a crescere nella paura, nel disagio e nell’angoscia.
Eri una persona buona, piccola Giulia. Non meritavi di aggiungerti alle altre 82 donne vittime di amori malati, tossici e possessivi. Non meritavi anche tu di essere stritolata da un destino terribile che ti ha vietato la ricerca della libertà.
Hai mobilitato il web, i telegiornali, internet. La speranza, vana che fossi ancora viva. Tutto, però, è svanito con il tuo ritrovamento. Ti abbiamo lasciata con il sorriso.
Perché l’amore deve fare male? Perché siamo così crudeli? Perché le lacrime versate devono lacerare i cuori e creare una ferita incolmabile? Perché siamo qui a ricordarti come vittima di femminicidio e non come famosa disegnatrice di cartoni? Perché il mondo dev’essere così ingiusto?
Dolce Giulia, con la speranza che tu possa un giorno perdonarci, ti salutiamo con un grande squarcio nell’anima e la promessa che “sacrifici” come il tuo non saranno mai invani. Continueremo a lottare affinché i sogni e le lotte di piccole e grandi donne come te possano diventare un tassello importante per la nostra esistenza.
Ci mancherai tanto Giulia!”