Orlandino Greco

Quello del diritto di cittadinanza è uno dei temi più caldi e fra i più dibattuti in Parlamento. Motivo di divisione all’interno della Destra ed elemento di confusione nel campo largo della Sinistra. Ognuno con una propria visione, ognuno con un forte senso identitario che va a collidere con i valori e le prerogative morali dei partiti alleati. Le tante forme di diritto di cittadinanza presenti nel mondo, di per sé già evidenziano la difficoltà di trovare una soluzione che vada bene per tutti e che sia congeniale per ogni Stato: basti pensare che ogni nazione ha una diversa posizione passando dallo “ius soli” allo “ius sangunis” fino allo “ius scholae“.

A dichiararlo in una nota Orlandino Greco, Sindaco di Castrolibero.

Negli Stati Uniti, – prosegue Greco – per esempio, vige lo “ius soli”, cioè il diritto di cittadinanza legato alla nascita. Una soluzione comprensibile, in quanto, le Americhe si sono popolate attraverso emigrazioni provenienti da tutto il mondo ed è giusto che venga riconosciuta la cittadinanza a chi è nato o nasce sul territorio americano. Tutto ciò funziona anche perché oggi non è facile entrare negli Stati Uniti, per le forti barriere all’entrata che riducono di moltissimo il fenomeno della immigrazione clandestina. Diritto di cittadinanza questo dal carattere fortemente identitario legato al territorio alla sua storia alle sue tradìzioni e alla sua capacità di integrazione. 

Lo “ius sanguinis”, ovvero diritto di sangue è il diritto di cittadinanza più diffusa nel mondo, ed e’ il principio per il quale si è cittadino di uno Stato se almeno uno dei genitori già gode della cittadinanza. E’ un diritto di cittadinanza per discendenza indipendente dal proprio luogo di nascita che vige per il momento anche in Italia. 

Mi chiedo, in tal senso, come sia possibile che un ragazzo che vive e risiede in un comune Italiano e che da noi ha fatto le scuole dell’obbligo, possa ancora non ritenersi – secondo questa vigente legge – un cittadino italiano. La politica, in questo caso, dovrebbe intervenire finalmente con chiarezza ed estremo ordine, senza farne ragioni ideologiche o pregiudiziali, che a nulla potrebbero servire alla soluzione del problema.

Alla luce di tutto questo, credo, difatti, che lo “Ius soli” in Italia, baluardo ideologico della sinistra, possa comportare problemi di vario genere visto l’ingente afflusso non regolato di immigrazione clandestina. C’è il rischio, quindi, che si possa utilizzare lo “ius soli” per regolarizzare la clandestinità e tutte le sue dinamiche affini. Cosa ben diversa, invece, è garantire veramente la cittadinanza ai giovani, o a chi ha completato uno o due cicli di studio. Questo garantirebbe da un lato, i diritti sociali e civili a tante persone che vivono in Italia, che parlano italiano e che si sentono italiani al di là del colore della pelle e dall’altra i diritti legati all’integrazione. Non basta nascere in un territorio per sentirsi cittadini di esso ma bisogna entrare a far parte delle sue dinamiche sociali, civili e culturali. Integrazione equivale a sentirsi cittadini. Solo dopo aver affrontato un percorso del genere, qualsiasi persona, e di qualsiasi angolo di mondo provenga, potrà definirsi cittadino italiano. 

L’integrazione legittima la cittadinanza e non semplicemente la nascita che, invece, può essere un dato temporaneo in un percorso esistenziale ben più ampio. Ritengo per questo, che fra le posizioni più moderate ed equilibrate ci sia quella di Forza Italia – ius scholae – , perché va ad incentivare il percorso dell’essere umano, premiando con la cittadinanza, chi da noi ha completato un ciclo di studi e quindi si sente effettivamente parte della nostra storia e cultura. Trovo difficoltà a comprender invece le rigide posizioni barricadero della Lega e di fdi.

La politica è da anni che discute sul metodo ma non arriva mai ad una conclusione rimandando, a chissà quando, l’effettiva soluzione definitiva della questione. Una questione che credo sia di estrema importanza e che possa portare, la politica, ad essere un baluardo per tante persone che chiedono risposte ad una classe dirigente che invece tende a dividersi così facilmente e ne fa una questione prettamente partitica. È ora, quindi, che ognuno lasci da parte queste tendenze ideologiche in nome dell’autodeterminazione dell’essere umano.  Solo così possiamo crescere come popolo. Solo così si può dare un valore aggiunto all’essere e al sentirsi veramente cittadino di questa nostra bella nazione”.