I precedenti tre dischi di Michael Kiwanuka sono stati pubblicati a intervalli di 3-4 anni l’uno dall’altro e contengono differenze abbastanza evidenti tra loro.
“Home“ (2012) è un prodotto folk/soul molto minimalista. “Love & Hate“ (2016) è chiaramente strutturato diversamente con orchestrazioni alla Van Morrison dagli echi floydiani. “Kiwanuka“ (2019) è concentrato sulle proprie radici musicali e presenta una miscellanea perfetta del soul con l’afrobeat e del funk con il folk. Sono trascorsi cinque anni dal terzo disco e sono cambiate molte cose nella vita di Kiwanuka.
La vincita del prestigioso Mercury Record Prize nel 2020, il lockdown, un lunghissimo tour rinviato e ripreso più volte, la nascita dei figli e il trasferimento dal nord di Londra a Southampton. Ci sono anche alcuni punti che rimangono fissi: i produttori Danger Mouse e Inflo. La somma algebrica tra cambiamenti e conferme porta a “Small Changes“ che, come suggerisce il titolo, è definito dalle piccole sfumature. Ha una produzione più scarna che consente di godere di un suono più caldo e degli incastri perfetti tra le parti orchestrali e le chitarre di Kiwanuka. E’ una meravigliosa raccolta di canzoni che sono state interpretate con la delicatezza che conosciamo e con i riferimenti musicali del cantante britannico di origine ugandese, che da sempre nutrono il suo universo, da Bill Withers a Curtis Mayfield.
I testi delle 11 canzoni sono incentrati sull’amore, riferito specificatamente a quello paterno. Kiwanuka mantiene sempre un taglio profondo ed intimista, rimanendo sempre rispettoso dei tempi pieni di dolore e di paura in cui viviamo. Un album scritto e registrato in maniera brillante che ci terrà compagnia per mesi e anni.
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